Una delle cose che rimprovero maggiormente ai politici è il fatto di prendere in giro l’intelligenza dei cittadini, il ridurci a semplici dummies, quando fanno leva sulla ignoranza, sul basso istinto, su quello che sbrigativamente chiamiamo “populismo”. La “guida pratica” per costoro è il “Mein Kampf” di Hitler, in cui si prescrive un linguaggio fatto di poche formule stereotipe, da ripetere in modo martellante (“fino a farle diventare verità”, come disse Goebbels) e l’esaltazione dell’istinto e dell’intuizione contro il ragionamento. Cose già teorizzate da Gustave Le Bon, psicologo delle folle amato -non a caso- da Mussolini e Hitler, il quale predica “la stimolazione della violenza e dell’eccitazione, nell’ottica dell’amico/nemico. Loro e Noi”.
Due sono gli esempi di questi ultimi giorni: il referendum (?) per l’indipendenza del Veneto e quello, ripetuto ad ogni piè sospinto dal Movimento 5 Stelle, sulla uscita dell’Italia dall’Europa e dalla moneta unica ed il recupero integrale della propria sovranità politica ed economica. Sul primo, non aggiungo nulla all’eccellente post della amica Ross.
Sul secondo, invece mi fermo ad una semplice, elementare, quasi basica considerazione: è giuridicamente im-pos-si-bi-le.
Scrive Grillo: "Io non sono contro l’Europa e contro l’Euro, dico che a decidere devono essere i cittadini con un referendum propositivo senza quorum". E, ancora, nella recente intervista rilasciata a Mentana: "(…) la decisione di rimanere nell’euro spetta ai cittadini italiani attraverso un referendum, questa è la mia posizione. Io ritengo che l’Italia non possa permettersi l’euro, ma devono essere gli italiani a deciderlo e non un gruppo di oligarchi o Beppe Grillo”.
Cominciamo con il chiarire una cosa: dall’Euro l’Italia non potrebbe certo uscire tramite un referendum abrogativo. Non soltanto, infatti, l’art. 75 della Costituzione vieta esplicitamente che possa svolgersi un simile referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali ma, secondo una consolidata interpretazione della Consulta, non sarebbe mai possibile interferire, attraverso referendum, con l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea. L’obiezione, molto intelligente, che fanno a questo i grillici è che “Grillo ha proposto un referendum propositivo e non abrogativo” (da un commento pubblicato sul blog del Verbo). Peccato che nel nostro ordinamento non è possibile proporre lo svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della costituzione (articolo 132, ai sensi del quale tali consultazioni riguardano unicamente modifiche ai territori delle Regioni). Il Movimento, su questo punto, rischia di venir meno al suo impegno di “dire la verità” ai cittadini. Prende una posizione ambigua, equivoca, quella tristemente nota visti i precedenti italici di non dire la verità al popolo, per paura di perdere voti?
Scrive Grillo: "Io non sono contro l’Europa e contro l’Euro, dico che a decidere devono essere i cittadini con un referendum propositivo senza quorum". E, ancora, nella recente intervista rilasciata a Mentana: "(…) la decisione di rimanere nell’euro spetta ai cittadini italiani attraverso un referendum, questa è la mia posizione. Io ritengo che l’Italia non possa permettersi l’euro, ma devono essere gli italiani a deciderlo e non un gruppo di oligarchi o Beppe Grillo”.
Cominciamo con il chiarire una cosa: dall’Euro l’Italia non potrebbe certo uscire tramite un referendum abrogativo. Non soltanto, infatti, l’art. 75 della Costituzione vieta esplicitamente che possa svolgersi un simile referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali ma, secondo una consolidata interpretazione della Consulta, non sarebbe mai possibile interferire, attraverso referendum, con l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea. L’obiezione, molto intelligente, che fanno a questo i grillici è che “Grillo ha proposto un referendum propositivo e non abrogativo” (da un commento pubblicato sul blog del Verbo). Peccato che nel nostro ordinamento non è possibile proporre lo svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della costituzione (articolo 132, ai sensi del quale tali consultazioni riguardano unicamente modifiche ai territori delle Regioni). Il Movimento, su questo punto, rischia di venir meno al suo impegno di “dire la verità” ai cittadini. Prende una posizione ambigua, equivoca, quella tristemente nota visti i precedenti italici di non dire la verità al popolo, per paura di perdere voti?
Secondo me Grillo non può non sapere che questa ipotesi non è attuabile, salvo una vittoria che, al momento, sembra andare al di là di ogni realistica previsione e che porti il Movimento 5 Stelle a diventare, da solo, partito di maggioranza assoluta in Parlamento. Verosimilmente, quindi, egli non avrà i numeri per far approvare una legge costituzionale che permetta di istituire un referendum consultivo sull’Euro (doppia votazione in entrambe le Camere, ed approvazione a maggioranza di 2/3 o, quantomeno, assoluta). Referendum che, peraltro, sarebbe – come scrive Grillo stesso – “meramente consultivo, ossia diretto semplicemente a rilevare il parere della cittadinanza e privo di effetti vincolanti”: la decisione resterebbe, pertanto, nelle mani del Parlamento, il quale sarebbe persino libero di ignorare il risultato della consultazione dei cittadini.
[Chè poi mi sarei anche un po’ stufato di sentire questa retorica sul richiamo alla “volontà dei cittadini”, buona per tutte le occasioni (ad es. per cancellare gli effetti di una condanna penale): li considero richiami per allocchi, illusioni per gonzi, ma in realtà formidabile spot elettorale da un lato, e dall’altro un modo di prender tempo, di evitare di rischiare. Già capito e mi sono rassegnato: moriremo democristiani].
[Chè poi mi sarei anche un po’ stufato di sentire questa retorica sul richiamo alla “volontà dei cittadini”, buona per tutte le occasioni (ad es. per cancellare gli effetti di una condanna penale): li considero richiami per allocchi, illusioni per gonzi, ma in realtà formidabile spot elettorale da un lato, e dall’altro un modo di prender tempo, di evitare di rischiare. Già capito e mi sono rassegnato: moriremo democristiani].