tag:blogger.com,1999:blog-48650823107496459262024-02-19T04:46:01.598+01:00La nebbia che respiroConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.comBlogger132125tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-70797513304115239562016-06-01T12:00:00.000+02:002016-06-01T12:00:00.968+02:00Nuvole barocche<div style="text-align: justify;">
Cioran, uomo di grande lucidità, diceva che la vita, più che una corsa verso la morte, è una disperata fuga dalla nascita.<br /> Quando veniamo al mondo affrontiamo una sofferenza e un disagio che ci portiamo avanti tutta la vita, quelli di un passaggio traumatico da una situazione conosciuta all'ignoto. <br /> Questo è il primo grande disagio. Il secondo, non meno traumatico, è quando ci rendiamo conto che dovremo morire. Per me questa spaventosa consapevolezza è arrivata verso i quattro anni.<br /> L'uomo diventa "grande", diventa spirituale o altro, quando riesce a superare questi disagi senza ignorarli.<br /> Ora, se a essi si aggiunge anche l'esercizio della solitudine, ecco che allora forse, a differenza di altri che vivono protetti dal branco, alla fine della tua vita riesci a "consegnare alla <i><b>morte </b></i>una goccia di splendore", come recita quel grande poeta colombiano che è Alvaro Metis.<br /> Se ti opponi, se ti rifiuti di attraversare e superare questi disagi, per sopravvivere ti organizzi affinché siano gli altri a occuparsene e deleghi.<br /> Questa rinuncia ti toglie dignità, ti toglie la vita.<br /> Credo che l'uomo, per salvarsi, debba sperimentare l'angoscia della solitudine e dell'emarginazione. La solitudine, come scelta o come costrizione, è un aiuto: ti obbliga a crescere.<br /> Questa è la salvezza.<br /><br />Fabrizio De Andrè </div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-25275217765044697182016-05-06T11:53:00.002+02:002016-05-06T12:18:02.376+02:00Abbi cu(ltu)ra di te<div dir="ltr" style="text-align: justify;">
<span style="color: purple;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">"<em>Nel corso della mia vita ho fatto in tempo ad assistere a
tre fatti socialmente importanti: la decadenza della ‘villeggiatura’ un
significativo calo nel consumo del vino e nello smercio di quel prodotto
letterario che nei tempi moderni s'è chiamato romanzo"</em>. <br />Era il 1949 quando
Montale diagnosticava al mondo occidentale la patologia della fretta,
indovinando, dalle sue prime avvisaglie, il terrorismo del tempo sulla vita
umana. Per chiunque patisca con angoscia la religione della corsa e della
produttività inesausta, la lettura è miraggio di salvezza e peccato
mortale.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">
</span></div>
<div dir="ltr" style="text-align: justify;">
<span style="color: purple;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Chi si sognerebbe mai di infilare nelle liste minacciose
attaccate al frigo, tra l'estetista e il commercialista, qualcosa come: “<em>leggere
finché non mi germoglino dentro un paio di domande giuste o perlomeno finché
l'anima non sia sazia</em>”? La tirannia del tempo vieta di posarsi, gestisce tutto
con furia e distrazione, nega ogni possibilità di riflessione, di critica, anche
di noia, il continuo rimescolamento impedisce la sedimentazione. Ed è anche per
questo, forse, che il tempo della lettura è un tempo strappato, rivendicato, il
tempo di una rivolta. È contrapporre all'andare avanti un andare a fondo,
vincere il terrore di fermarsi, rinunciare al tempo per riempirlo, dilatarlo,
riguadagnarlo con gli interessi. È recitare piano, contro un falso dio, una
preghiera eversiva e seducente: abbi cultura di me.</span></span></div>
<div dir="ltr" style="text-align: justify;">
<span style="color: purple;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><br /><span style="font-size: large;"></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">
</span></div>
<div dir="ltr" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "lucida sans unicode" , "lucida grande" , sans-serif;"><span style="color: purple;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Chiara De Nardi</span></span></span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-20313263531507089062016-03-29T13:42:00.003+02:002016-03-29T14:26:26.139+02:00La carta che frulla<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">Dopo troppe assenze da queste rive, una riflessione. <br />Cosa è cambiato, in tanti di noi? <br />Quei noi che si svegliavano in ore antelucane per avere tra le mani il quotidiano o la rivista fedele compagnia di viaggio.<br />Quei noi che arrivati nella località di villeggiatura chiedevano dove fosse l'edicola più vicina.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">Quei noi che rischiavano multe, appellandosi alla autocertficazione delle quattro frecce, pur di non restare senza la propria carta stampata.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">Quei noi che, se gli edicolanti dicevano "mi dispiace, esaurito" , era come ricevere una bastonata in pieno petto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">Ma oramai, con l' avvento del WorldWideWeb, nessuno ha più interesse nell'investire l'euroecinquanta per un giornale stampato al lunedì e acquistato il martedì. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">Perché acquistare un formato cartaceo aggiornato a 48 ore prima? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">Molto spesso, all' arrivo in edicola le notizie sono già scadute o già lette su internet direttamente dal proprio dispositivo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">Chiaramente molte riviste specializzate [tra cui quella che si occupa delle quattro ruote, di cui ancora fedele lettore per una questione di abitudine e di anzianità], hanno pochi introiti e poco stimolo nell' elaborare notizie che si diffondono comunque in modo virale e gratuito sulla rete.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;"></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">E questo è il punto cruciale: il "www", segnando il declino oramai irreversibile della carta stampata, cioé di libri e giornali, rende indisponibili contenuti piú approfonditi ed analitici su cui soffermarsi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: medium;">La conseguenza, sotto gli occhi di ciascuno, é la perdita progressiva della capacitá analitica, della forza del ragionamento, dell'attitudine a confrontarsi con la complessitá, grande o piccola che sia. <br />Insomma, per usare un termine terra-terra, assistiamo ad una collettivizzazione del rimbecillimento che, in alcuni casi isolati - penso anche ai successi di certi "politicanti", o di certi cantantuncoli da [a malapena] qualche spicciolo in locali di infimo ordine- assume contorni di cretineria drammatica.</span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: medium;">Con tutte le conseguenze del caso.</span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-90230608751050416212016-01-28T13:23:00.000+01:002016-01-28T13:23:17.948+01:00La prevalenza del cretino<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">«È stato grazie al progresso che il contenibile “stolto” dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch’egli si compiace di chiamare “molto complessa” gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumerevoli poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per “realizzarsi”.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre “un altro”); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando − agghiacciante fenomeno − vi si abbandona egli stesso.»</span></div>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>La folgorante descrizione del Cretino, ritratto in tutta la sua imperturbabilità, è opera della premiata ditta Fruttero & Lucentini, che alla tipologia hanno dedicato un’apposita trilogia: La prevalenza del cretino (1985); Il ritorno del cretino (1992); Il cretino in sintesi (2003).</b></span><br />
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><i>Carlo Fruttero e Franco Lucentini,</i></span><br />
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><i>“La prevalenza del cretino”</i></span><br />
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><i>Mondadori, 1985.</i></span>ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-91928368457964761142015-06-12T10:45:00.000+02:002015-06-12T10:45:10.886+02:00Qualunquemente....<br /><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Un noto uomo politico decide che quest'anno farà vacanze alternative. Basta Mar Rosso, basta Kenya, basta Maldive: sceglie quindi di passare due settimane dalla zia, la quale ha una fattoria. Il primo giorno si alza molto tardi e si ritrova solo in casa senza sapere cosa fare, annoiandosi un sacco. Alla sera, quando la zia rientra dai campi, le dice: "<i>Sai zia, oggi mi sono annoiato parecchio, vorrei potermi rendere utile con qualche lavoretto, in modo da contraccambiare la tua ospitalità. C'è niente che posso fare per aiutarti?</i>"</span></div>
<span style="font-size: large;"><div style="text-align: justify;">
E la zia: "Volentieri. La settimana scorsa abbiamo raccolto il fieno; dovresti contare quante balle di fieno ci sono, cosi so quante posso venderne ai vicini. Io domani mi alzerò presto perché devo andare al mercato a vendere le uova, ci vediamo domani sera".</div>
<div style="text-align: justify;">
Il giorno dopo, il nostro amico politico lo passa a contare le balle di fieno. </div>
<div style="text-align: justify;">
Alla sera, quando la zia rientra le dice: "<i>Ho contato le balle di fieno, sono 142!</i>" </div>
<div style="text-align: justify;">
"Bravo nipote, hai fatto proprio un buon lavoro!"</div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Grazie zia; potresti darmi qualcosa da fare anche per domani?</i>"</div>
<div style="text-align: justify;">
"Ma... veramente... non saprei... in effetti ci sarebbe un lavoro abbastanza urgente da fare, però mi dispiace dovertelo chiedere..."</div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Non farti problemi zia, sono contento di poterti aiutare. Di cosa si tratta?</i>"</div>
<div style="text-align: justify;">
"Dovresti concimare tutti i campi, cosi io posso andare al mercato a vendere la frutta."</div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Ottimo, cosi potrò stare tutta la giornata all'aria aperta. Spiegami come devo fare, e vedrai che per domani sera sarà tutto a posto</i>”.</div>
<div style="text-align: justify;">
Detto, fatto: il giorno seguente lo trascorre a spandere letame sui campi della zia. Alla sera, la zia: "Bravo, hai fatto un lavoro perfetto, mi hai fatto proprio un gran piacere!"</div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Già, devi sapere che mi sono anche divertito molto. La vita di campagna comincia davvero a piacermi. Cosa posso fare domani?</i>"</div>
<div style="text-align: justify;">
La zia: "Io devo potare gli alberi, ma immagino che tu sarai un po' stanco, per cui ti assegnerò un lavoretto facile, semplice e poco impegnativo: la settimana scorsa ho raccolto le patate, e prima che io vada a venderle al mercato tu dovresti dividere le patate grosse dalle patate piccole"</div>
<div style="text-align: justify;">
Alla sera, quando rientra, la zia trova ancora tutta la montagna di patate da dividere e il nipote sconcertato con due patate in mano: "Ma come, te ne sei stato li tutto il giorno con quelle due patate in mano? L'altro giorno mi hai contato tutte quelle balle di fieno, ieri mi hai concimato tutti i campi e hai fatto dei lavori perfetti, non avrei potuto chiedere di meglio. Oggi, che dovevi semplicemente dividere le patate non hai fatto nulla, com'è possibile?"</div>
<div style="text-align: justify;">
“<i>Sai zia, il fatto è che noi politici, finché si tratta di contar balle e spandere merda non abbiamo nessun problema; è quando dobbiamo prendere una decisione che non sappiamo cosa fare</i>".</div>
</span>ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-59234251720463803522015-06-04T10:03:00.000+02:002015-06-04T10:03:00.309+02:00Confessioni di un malandrino<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: large;">Non parlo più di Politica, né sono
in grado di fare una analisi politica accurata perché in realtà la Politica è
morta. <br />C’è, al suo posto, un qualcosa che chiamano politica ma è altro: come confrontare
la marmellata di amarene che si faceva in casa con quelle orride scatolotte
tonde che trovi nella colazione degli alberghi. <br />
E questo da quando la politica si è “calcizzata”, diventando un affare di
tifosi anzichè di cittadini. <br />
Il <i>civis</i> sta morendo, come la classe
operaia e tanti altri luoghi comuni sociali del 900; l’astensionismo nelle
ultime tornate elettorali (comprese le Europee dell’anno passato, se
analizziamo a fondo i dati, al di là delle coppe alzate al cielo…) dimostra che solo
un numero esiguo di appassionati vi partecipa con passione ed entusiasmo; del
resto, basta leggere quelle gazzette dello sport che sono diventatati i
giornali quando parlano di politica...ma parlano poi di politica, o di liturgia
politica? <br />Chi va a votare nutre l'opinione che il voto dei cittadini conti
malgrado l'esperienza di tutte le promesse tradite e referendum gabbati.
Astenersi non è ignavia, è una scelta consapevole che può pesare più di un voto
per governare. Già, non ci si appassiona: e sospetto che in fondo, a chi
governa, alla fine vada bene sia la disaffezione che la disattenzione. <br />Scontiamo
attraverso l'astensionismo il frutto dell'antipolitica, che dalla celebre “discesa
in campo” in poi ha prodotto un nuovo <i>modus
pensandi</i> ampiamente banalizzato, scordando che comunque qualcuno deve pur
governare la gestione degli asili nido, della sanità regionale, dei trasporti <i>et alia: </i>e sarebbe buona cosa almeno
tentare di scegliere il meno peggio. <br />I “tifosi” poi, come i fondamentalisti,
non sono la maggioranza, ma ci sono; è invece quella massa amorfa facilmente
illudibile e facilmente deludibile che si disaffeziona e non vota. Si, c’è chi
ripone speranze sui ragazzi del Cinquestelle, politicamente “acqua e sapone”: anche
se non credo sarebbero in grado di governare, mi accontento del loro essere,
soprattutto in Parlamento, abili nel “dog watching.” <br />
In questo quadro, due cose risultano palesemente ridicole: che i rappresentanti
delle passate stagioni ancora in attività (vedi alla voce “la Ditta”) siano
quelli che alzano i lamenti più alti sul dato astensionistico, invece di fare
mea culpa e riconoscere le proprie gravissime responsabilità nell'aver creato
questa frattura con gli elettori; e che si ignori l'astensionismo quando fa
comodo - tipo esaltare Podemos senza dire che in Spagna ha votato il 49% degli
aventi diritto - e lo si agiti come spettro di una crisi della democrazia,
quando invece si tratta di coprire le proprie responsabilità nell'averlo
creato. Anche da questi espedienti di piccolissimo cabotaggio passa il
giudizio di una classe politica fallimentare da cui i cittadini, non votandola,
prendono le distanze.</span><o:p></o:p></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-85504149834464314952015-05-27T10:37:00.002+02:002015-05-27T10:42:05.360+02:00In questo mondo di ladri<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Non aggiungo nulla, a questo articolo di Rosaria Brancato, se non che, personalmente, per certa gente auspico, oltre alla restituzione del malloppo, un trattamento in un campo di rieducazione stile Cambogia di Pol Pot. Ed al ritorno, almeno sette anni di viaggi su un treno pendolari senza poter scendere neppure un minuto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">_________</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Dall'ira del pelide Achille alle cene di Norberto in Versilia a spese di Ferrovie nord</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><i>Il presidente di Ferrovie Nord per 17 anni ha usato la società come se fosse una sua azienda, intestando l'auto al figlio, pagando cene, schede telefoniche e Sky. Norberto Achille è' uno dei tanti manager nominati dalla politica. Il guaio del Paese è questo, oltre ai danni causati da una classe dirigente incapace ci toccano anche le ruberie dei loro "fedelissimi" . E il danno in questi casi è doppio perchè li mettono alla guida di Enti e società.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ultimamente ho spesso il desiderio di mollare la penna, il pc, e ritirarmi in una capanna in riva al mare, con il mio cane (che chiamo “il canuzzo”), e trascorrere il resto degli anni a passeggiare, leggere libri e non guardare tv né giornali. Mi è successo di nuovo quando mercoledì ho letto queste dichiarazioni: “Lascio con sofferenza, ricordando anche il lavoro fatto”. A pronunciarle è stato Norberto Achille, 69 anni, presidente per 17 anni consecutivi di Ferrovie nord, uno stipendio annuo di <b>275 mila euro lordi, più rimborsi, carte di credito, benefit</b>. Che sia rammaricato lui lo si comprende leggendo le carte dell’inchiesta che lo riguarda con l’accusa di peculato e truffa aggravata. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ora spiego perché dovremmo essere noi cittadini ad essere rammaricati. E assai. Rammaricati di aver consegnato il Paese ad un branco di lupi affamati. Il signor Achille non l’abbiamo eletto, è uno dei tanti manager nominati dalla politica, in questo caso Forza Italia ma potrebbe essere Pd o Lega o Udc non cambierebbe niente. Dalla descrizione dei giudici viene fuori un quadro con un presidente ed una famiglia “famelica” con “smodata bulimia di potere”. Non contento di uno stipendio che sfamerebbe un intero treno Palermo-Venezia stracolmo di viaggiatori, né dell’uso senza limiti della carta di credito, ha fatto di più: ha governato Ferrovie Nord come se fosse un’azienda di famiglia. I pranzi ad esempio, <b>roba da 200 euro a volta</b>, se li faceva pagare 2 volte, la prima con carta di credito e la seconda con rimborso. Nell’agosto del 2009 per entrare nella discoteca di Briatore ha fatto sborsare all’azienda <b>900 euro</b> in un colpo solo. Per non parlare dei week end in Versilia tutti a spese di Ferrovie Nord (cioè nostri). La scheda telefonica è diventata una e trina, ed infatti ci è costata in 5 anni oltre <b>124 mila euro</b> perché pagavamo le telefonate sue, della moglie Patrizia e del figlio Marco con la duplicazione di schede aziendali, ed una terza sim era andata al secondo figlio Filippo. Insomma con una sola utenza aziendale chiamava tutta la famiglia. Il presidente aveva a disposizione due auto, una Bmw e un’Audi, ed ha deciso di intestare al figlio la prima, con tanto di scheda carburante e telepass (figlio che, ricordiamo, non riveste alcun ruolo in azienda). Il pargolo però, che nei week end consumava un pieno di carburante, era poco avvezzo al codice della strada ed a Ferrovie Nord sono state recapitate <b>125 mila euro</b> di multe “sai- dice Achille senior intercettato mentre parla con un’amica- 17 anni sono tanti e comunque non sono state pagate”. Ogni tanto rimbrotta persino il figlio (manco a dirlo revisore dei conti in numerose società) perché ha capito che i magistrati sono arrivati al dunque, ma Marco Achille non si dà pena, non è mica colpa sua se il limite è di 55 km all’ora. Il Presidente riesce anche a dare una mano al fratello Nicola ed a diversi amici regalando quadri per 17 mila euro. Infine oltre<b> 3 mila euro in scommesse, 7.600 euro per Sky e film porno</b>, perché anche le ore di riposo e di svago devono essere a carico nostro. Insomma se un tempo avevamo l’ira del pelide Achille che tanti lutti addusse agli Achei adesso dobbiamo accontentarci del Norberto Achille che rimprovera il figliolo che non rispetta il semaforo rosso e costa allo Stato 500 euro di multa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Si capisce bene che se cadi dell’albero della cuccagna dici “sono rammaricato”. Figurati come lo siamo noi vedendo che quell’albero te lo sei spogliato fino alla radice. Il clima in Ferrovie nord è quello che emerge dalla registrazione fatta da un funzionario per bene come Andrea Franzoso dell’audit, della lavata di capo del presidente del collegio sindacale Carlo Alberto Belloni dopo una perquisizione dei carabinieri. Belloni, che in teoria deve controllare il rispetto delle regole, visto il ruolo, nella sfuriata a Franzoso ed ad un altro funzionario onesto, Luigi Nocerino (che ha chiesto chiarezza sulle spese anomale) “Qui non esiste i ladri e gli onesti. Guarda, bene che vada, esiste una serie di conniventi, ma ladri e onesti non esiste. Nocerino, così facendo si fotte con le sue mani e ce lo troviamo a pulire i cessi dei treni”.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per fortuna non è andata così, Norberto Achille secondo i magistrati dovrà restituire 600 mila euro, si è dimesso, ma avrebbe dovuto comunque lasciare la poltrona 5 giorni dopo, perché è stato nominato un altro presidente. A lui, per 17 anni, è stato concesso di sperperare i nostri soldi. Ha fatto bene Renzi ad abbassare i tetti ai supermanager. Noi stiamo sempre ad attaccare gli stipendi d’oro della politica e non guardiamo MAI quello che accade nei Cda, nel sottobosco dei sottogoverni, degli Enti, delle poltrone di vario genere che finiscono in mano a nominati che non devono rendere conto a nessuno se non a chi li ha messi lì. Gli stipendi delle sottopoltrone non sono d’oro, sono di platino e mentre noi giornalisti accendiamo i riflettori sugli sprechi dei politici quelli dei presidenti & co li scopriamo solo quando arrivano gli arresti. A marzo in Sicilia ha fatto scalpore il caso di Roberto Helg, presidente Confcommercio Palermo e vicepresidente Gesap arrestato con la tangente in mano “<b><i>8 mila euro al mese non mi bastano per pagare il mutuo della casa e i debiti</i></b>”. E’ accaduto tre mesi fa e lo abbiamo scordato, ma il titolare del bar che lo ha denunciato rischia di non vedersi riconfermato l’appalto in aeroporto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In queste settimane l’Ars è alle prese con quello che chiamo il muretto basso: si sta accanendo sui tagli agli Enti locali (numero di consiglieri e assessori e indennità). Lo stesso Crocetta, che lancia strali sulla malapolitica, ha trascorso l’intero mandato a sistemare nelle poltrone più ricche i suoi uomini e quelli indicati da Pd e Udc e non solo non si è sognato di gridare allo scandalo per indennità da quasi <b>200 mila euro l’anno</b> e rimborsi da far accapponare la pelle, ma ha presentato spesso e volentieri in Assemblea norme per eliminare il tetto agli stipendi dei Cda. Quando mi sono permessa di dire che le indennità del presidente e del cda del Cas ed i rimborsi sono eccessivi mi ha tacciato di “fare gossip”. Poche settimane dopo Faraci (che Crocetta conosce sin dalla scuola) e i suoi hanno chiesto l’aumento, ma l’assessore Pizzo gliel’ha negato. Il problema non sono solo gli stipendi di questa pletora di nominati, sui quali nessuno vigila,ma I RISULTATI. E anche se avessimo risultati eccellenti le indennità negli Enti DEVONO essere rapportate ad un’economia ridotta all’osso. Non è etico assistere ad una disparità così evidente. Se dovessimo basarci su quel che vediamo nessuna partecipata giustifica stipendi di platino, e, se proprio dobbiamo andare nei dettagli alla guida di questi Enti non ho mai visto superman. Invece di accanirsi sul gettone di presenza del consigliere comunale di Calascibetta perché non si usa la forbice sul mega presidente galattico di uno dei mille enti che in un solo anno si becca quanto l’intero consiglio comunale in mezzo mandato? Perché non gli si controllano le spese e i rimborsi? Nella conferenza stampa al Cas chiedevo lumi sulle trasferte da Messina a Palermo rimborsate 500 euro a volta. Nessuno pretende che un Cda vada in pullman, ma con la mia Micra sono andata tantissime volte, a spese mie, a Palermo, e non ho mai raggiunto quella cifra. Nei giorni scorsi l’assessore regionale Caleca ha reso note alcune cifre del flop siciliano all’Expo 2015: da novembre ad aprile abbiamo sborsato <b>94 mila euro</b> in consulenze per definizione, realizzazione, gestione e supervisione del PALINSESTO degli eventi (si. Avete letto bene, quasi 94 mila euro in consulenze per la scaletta degli eventi).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />Leggendo come il signor Achille usasse il sistema dei rimborsi e dei benefit viene tristezza e rabbia. Non solo abbiamo una pessima classe politica ma lasciamo che la politica nomini manager che hanno a cuore solo il loro portafoglio. Non so se il presidente in 17 anni in Ferrovie Nord sia stato così bravo da inventare i treni volanti e profumati, se abbia abbassato i prezzi per i pendolari, risolto il problema dei precari e se gli faranno una targa ricordo pagandola due volte con carta di credito e rimborso, quello che so è che, pagare le cene in Versilia, l’ingresso al Twiga per 900 euro e i film porno con i nostri soldi, mi fa pensare che siamo un Paese schifoso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ecco perché anche questa settimana ho desiderato nuovamente di ritirarmi in una capanna in riva al mare, senza tv, senza giornali, senza questo fango che ti si appiccica addosso e non va via.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Rosaria Brancato</span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-90004779019697267602015-04-21T09:46:00.003+02:002015-04-21T09:46:53.971+02:00Parlar male, pensar male.<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Sono sempre più convinto che,
quando parliamo o quando scriviamo, il linguaggio che noi usiamo non è uno
strumento di comunicazione casuale. Rivela molto di noi e del modo con cui
esercitiamo un ruolo o svolgiamo una funzione sociale. Infiniti malintesi,
risentimenti, diverbi dolorosi nascono di continuo da una parola usata con poca
attenzione alla raffinatezza nel sentimento della lingua. <br />Tutto ciò per dire
che le parole comunicano, oltre ai concetti, anche atteggiamenti e pensieri
nostri. Il valore che diamo all'altro e, dunque, il posto che gli diamo nella
relazione, se vogliamo che lui ci sia o meno, emerge da come parliamo e
scriviamo all'altro. Questo, anche se si scrive ad una entità astratta ed
indefinibile come può essere quando si scrive sui nostri diari in rete, ma
anche quando si scrivono documenti di lavoro, sia che si tratti di corrispondenza
verso l’esterno sia che si scriva una nota interna. Per questo motivo è
importante prepararsi, concedersi del
tempo per esprimere con chiarezza e con efficacia ciò che davvero vogliamo
comunicare. <br />E soffermarsi a riflettere, anche pochi istanti, sul peso e
sull'uso di una parola piuttosto che di un'altra, per eliminare ogni dubbio e
incertezza. Importante è avere nelle
proprie corde l'intenzione e la sensibilità di comunicare davvero e di non
autolimitarci nell'espressione per chissà quali automatismi, formule
stereotipate o paure. <br />Questa riflessione parte da lontano: prima ancora
della moda importata da Oltreoceano della Pragmatica della comunicazione, incentrata sul considerare la comunicazione quale azione dell'essere umano al
pari delle altre, nell'anno di grazia 1905 un
italiano, Edmondo De Amicis (si, proprio quello di “Cuore”), ne “L'idioma gentile”, racconta: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">IL SIGNOR COSO<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">"Tra
le sue qualità più notevoli vi era un profondo disprezzo per l’arte della
parola. Non che fosse propriamente taciturno: alle conversazioni degli amici
prendeva parte; ma accennava ogni suo pensiero con poche sillabe, in modo
informe, e masticava il resto con voci inarticolate, e con un atto del capo e
un cenno trascurato della mano invitava l’uditore a fare in vece sua il molesto
lavoro di compiere l’espressione dell’idea ch’egli aveva abbozzata. Con un “come
si dice?” si liberava dalla seccatura di dir la cosa; lasciava a mezzo ogni
periodo con un “insomma, tu capisci”; e con la parola “coso” faceva di meno di
mille vocaboli: “Sai, questa mattina ho visto coso, laggiù… Dice che per
quell’affare…tu sai… niente”. Fu lui che annunziò agli amici l’elezione del
nuovo Papa: “Eletto” disse. E gli amici: “Chi hanno eletto?”, “Coso” rispose.
(…). E con quale gioia si era impadronito del verbo cosare; “Cosami quel
fiasco”, “Bada, che ti cosi l’abito”. Poiché pensiero e parola nascono nella
mente gemelli, chi si disavvezza dall’esprimere il proprio pensiero, si
disavvezza a poco a poco anche dal pensare. Ecco cosa era successo al signor
Coso: egli pensava a pensieri indeterminati, monchi e sconnessi come il suo
linguaggio, e dall’inerzia del cervello gli era venuta una grande indifferenza
per ogni cosa. (…) Ma quanti sono quelli che, per infingardaggine
intellettuale, parlano presso a poco al modo di Coso? Il mondo ne è pieno. Ma
se l’uomo si può definire ‘l’animale parlante’, codesti non sono uomini… sono
cosi.(…) <br />
Bada sempre, nel parlare, al viso di chi ti ascolta, che è un critico muto
utilissimo, perché d’ogni parola stonata, d’ogni oscurità, d’ogni lungaggine,
ci vedi il riflesso, sia pure in barlume, in un’espressione di stupore o
canzonatoria, o interrogativa, o annoiata, o impaziente. (…). Certe idee non ci
vengono neppure in mente perché non abbiamo le parole con le quali potrebbero
venire. (…) Così, bada a non parlare una lingua approssimativa, se non intendi
porre limiti ai tuoi pensieri."<o:p></o:p></span></i></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Come la pensate?</span><o:p></o:p></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-42810080992101377812015-04-14T07:54:00.005+02:002015-04-14T07:56:30.251+02:00Palabras andantes<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Le pulci sognano di comprarsi un cane </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">e i nessuno sognano di non essere più poveri, </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">che un giorno magico piova all'improvviso la fortuna, </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">che piova a catinelle la fortuna; </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">ma la fortuna non piove né oggi, né domani, né mai,</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">né come pioggerella cade dal cielo la fortuna, </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">per quanto i nessuno la invochino</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">e benché pruda loro la mano sinistra, </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">o scendano dal letto col piede destro, </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">o comincino l'anno cambiando la scopa.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I nessuno: i figli di nessuno, i padroni di niente,</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">che non sono, nonostante siano.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I nessuno: i niente, gli annientati, affamati, morendo la vita, fottuti, fottutissimi:</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non parlano lingue, ma dialetti.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non professano religioni, ma superstizioni.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non fanno arte, ma artigianato.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non praticano cultura, ma folclore.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non sono esseri umani, ma risorse umane.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non hanno viso, ma braccia.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non hanno nome, ma un numero.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che non figurano nella storia universale, ma nella cronaca nera della stampa locale.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I nessuno che costano meno della pallottola che li uccide.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><i>[Eduardo Galeano, 3.9.1940-13.4.2015]</i></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;"><i><br /></i></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/6c/ff/21/6cff213b438680fd2df94c1c0a28d75b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="299" src="https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/6c/ff/21/6cff213b438680fd2df94c1c0a28d75b.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;"><i><br /></i></span>ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-56295615440882875722015-04-06T10:13:00.001+02:002015-04-06T10:27:25.175+02:00Palindrome sensazioni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/IS-6FdKVNXw/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="http://www.youtube.com/embed/IS-6FdKVNXw?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">Ci sono momenti in cui si cerca un rilassamento totale, ci
si chiude nei pensieri e si cerca un supporto che ti parta dalle orecchie e
bypassando il cervello ti arrivi in quello strano posto chiamato anima. Si, ci
sono i tuoi compagni di viaggio, ma come gli antichi viaggiatori cerchi nuove
terre, superi le colonne d’Ercole dei “grandi” e ti metti a remare in un oceano
sconosciuto dove, dopo le onde alte, cerchi il riparo su una spiaggetta
semplice, poco frequentata, dove ogni conchiglia lasciata dalle onde può diventare
un monile. <br />C’era un tempo lontano, da ragazzo, in cui la semplice malinconia
trovava la sua spiaggia nelle ballate di una miriade di autori i cui dischi
diventavano, da più o meno introvabili a colonna sonora della giornata; altri
che, riascoltati adesso, diventano come le madeleines di Proust.<br />Già, Proust che scrive: “</span></span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">Una sera d’inverno, appena rincasato, mia
madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia
abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere.
Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che
sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E
poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani
doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale
avevo lasciato inzuppare un pezzetto della madeleine. Ma appena la sorsata
mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento
al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva
invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le
vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi
sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella
gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma
lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove
veniva? Che senso aveva? Dove fermarla?”</span></span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></i><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">Così capita di rientrare a casa, cogliere al volo i titoli di coda di un
film e restare colpiti da un qualcosa che assomiglia ad un indefinito sapore
noto. Accesa frenetica del pc, ricerca in rete e salta fuori un nome, Neil
Halstead. Chi è costui? Appurato l’appurabile, non resta che guardarsi un po’
di video e trovare “quel” gusto: la malinconia cantautorale perduta tra le
corde di una chitarra ("nylon rock", come dice con ironia molto
british lo stesso Halstead), fatta di ballate impastate in uno spleen agrodolce
che trova tra i suoi ingredienti polvere di Nick Drake, una spruzzata di Neil
Young, una aromatizzazione alla Bert Jansch.</span></span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">
L’album che ho trovato si chiama “Palindrome Hunches” e si muove su melodie
dolcissime e autunnali, canto impalpabile e soffuso, un gioco di specchi fra
chitarre acustiche, violino e pianoforte. Classico album che chiede di essere
accolto con delicatezza e predisposizione d'animo, denso di melodie al confine
della commozione, come quella magnifica “Tied to you” che ho scelto per questo
spazio.</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">E che la musica tenga alto il nostro spirito!</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;"></span></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-82133805272665066292015-04-01T10:31:00.001+02:002015-04-01T10:31:21.200+02:00Parole e pensieri/3<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.c-lune.com/webpages/1305015840591985/egon_schiele/IMMAGINE%201.jpg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.c-lune.com/webpages/1305015840591985/egon_schiele/IMMAGINE%201.jpg.jpg" height="198" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>[Egon Schiele - L'abbraccio]</i></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">«Il dolore è passato. </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">La vita lo ha trasformato in qualcos’altro; dopo averlo provato, dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia da custodire nel padiglione funerario dei ricordi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Passa anche il dolore provocato dall’amore, non credere. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Rimane il lutto, una specie di cerimonia ufficiale della memoria.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio. </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">È così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo – la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica. </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">È quel che accade ad ogni idea e passione umana».</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> <i>Sándor Marái, “Il gabbiano”, Adelphi, Milano</i></span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-4065080476442954492015-03-30T15:22:00.003+02:002015-03-30T15:22:41.506+02:00<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Noi siamo stati sconfitti, ma abbiamo vissuto una stagione straordinaria, che ha fatto crescere un'esperienza di milioni di persone che hanno fatto politica cambiando il paese, democratizzandolo. E, poi, il nostro orizzonte non guardava solo all'Italia: eravamo parte di un mondo e di una pratica collettiva alta e vitale in tante parti del pianeta. Quando sono andato in Vietnam e sono sceso nelle città sotterranee costruite per sfuggire ai bombardamenti americani, io in quei cunicoli bui divisi da muri di fango mi sentivo in uno spazio aperto e illuminato da una lotta creativa. Oggi, a volte, l'orizzonte della politica mi sembra diventato più piccolo e angusto e non vedo una risposta all'altezza degli eventi che sono maturati”.</span></i><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Buon Centesimo Compleanno, Compagno Pietro!</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.parideleporace.it/wp-content/uploads/2014/06/Pietro-Ingrao.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.parideleporace.it/wp-content/uploads/2014/06/Pietro-Ingrao.gif" height="249" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-435518094068418922015-03-25T12:22:00.000+01:002015-03-25T12:22:51.338+01:00Parole e pensieri/3<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia, serif; line-height: 107%;"><span style="font-size: large;">"Sul viso la sintassi non ha imperio, non ha nessun
comando"</span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/TB3q6uZZiao/0.jpg" src="http://www.youtube.com/embed/TB3q6uZZiao?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"> </span><i style="font-family: Georgia, serif; line-height: 17.1200008392334px;">[preso di peso da non sovrappeso da QUI]</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i style="font-family: Georgia, serif; line-height: 17.1200008392334px;"><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i style="font-family: Georgia, serif; line-height: 17.1200008392334px;"><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i style="font-family: Georgia, serif; line-height: 17.1200008392334px;"><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i style="font-family: Georgia, serif; line-height: 17.1200008392334px;"><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i style="font-family: Georgia, serif; line-height: 17.1200008392334px;"><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i style="font-family: Georgia, serif; line-height: 17.1200008392334px;"><br /></i></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-14421230779868889602015-03-20T14:06:00.002+01:002015-03-20T15:39:03.287+01:00Parole e pensieri/2<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="http://media.cineblog.it/9/980/968full-the-grand-budapest-hotel-screenshot-620x350.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://media.cineblog.it/9/980/968full-the-grand-budapest-hotel-screenshot-620x350.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #191919;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="background-color: white; color: #191919;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;">© Fotogramma da "Grand Budapest Hotel"</span></span><br />
<span style="background-color: white; color: #191919;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #191919;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">"<i>Vedete, ci sono ancora deboli barlumi di civiltà lasciati in questo mattatoio barbaro che una volta era conosciuto come umanità. Infatti è quello che abbiamo a disposizione nel nostro modesto, umile, insignificante ... oh, fanculo</i>"</span></span></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #191919; font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #191919; font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">[frase di Monsieur Gustave -un grandissimo Ralph Fiennes- nel film più bello che abbia visto negli ultimi tempi: ed il vantaggio di averlo potuto vedere nella quiete domestica è stato anche quello di aver potuto copiare sulla fedele Moleskine le frasi che ti entrano nella testa per non uscirne più.</span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-91600110909252008772015-03-18T12:24:00.003+01:002015-03-18T12:24:57.803+01:00Parole e pensieri<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi72R29WOHw6sJ3E4QFn_fuIEF8QRqjIWEakjIv5dWmvH3pK_LQG0OkF4O5azK3xsGf85iIW_beAwUluGvk4rU1S5yY076YWgwrwPfPlxfznLcBZqA7XZs-H5yJyso_G28B05S2DlkJpCA/s1600/Parole-pensiero.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi72R29WOHw6sJ3E4QFn_fuIEF8QRqjIWEakjIv5dWmvH3pK_LQG0OkF4O5azK3xsGf85iIW_beAwUluGvk4rU1S5yY076YWgwrwPfPlxfznLcBZqA7XZs-H5yJyso_G28B05S2DlkJpCA/s1600/Parole-pensiero.jpg" /></a></div>
<br />ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-40139867127749492092014-04-17T12:23:00.001+02:002014-04-17T12:23:29.358+02:00"L'ozio come stile di vita" di Tom Hodgkinson. <div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Cito dalla prefazione: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">"<i>Oziare significa essere liberi, e non soltanto di </i><i>scegliere fra McDonald's e Burger King o fra Volvo e Saab. Significa essere liberi di vivere la vita che vogliamo fare, liberi da capi, salari, pendolarismo, consumo, debiti. Oziare significa divertimento, piacere e gioia. C'è una rivoluzione che sta fermentando, e la cosa grandiosa è che </i><i>per prendervi parte non dovete fare assolutamente nulla.</i>"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Chi vive solo per lavorare quindi è un miserabile, chi ozia un </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">rivoluzionario.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Paul Lafargue, genero di Karl Marx, scriveva nel suo libro "Il diritto </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">all'ozio": </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">"<i>Una strana follia possiede le classi operaie delle nazioni in </i></span><i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">cui domina la società capitalistica. E' una follia che porta con sé miserie </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">individuali e sociali che da due secoli stanno torturando la triste umanità. </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Questa follia è l'amore del lavoro, la passione esiziale del lavoro, spinta </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">sino all'esaurimento delle forze vitali dell'individuo e della sua</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><i>progenie</i>".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il lavoro nobilita il capitalista, il manager, il finanziere e immiserisce </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">il lavoratore dipendente, il precario, il co.co.co. che assomiglia sempre più ad </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">una bestia in gabbia. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Una bestia che deve sviluppare enormi quantità di </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">lavoro per rimanere in vita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Prendete la vostra ora di noia quotidiana, senza fare nulla, guardando fuori </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">dalla finestra o il soffitto. E' la vostra ora d'aria, quella che viene </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">concessa anche ai carcerati. Insegnatela ai vostri figli, spiegategli che </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">non far niente, non avere nessuno che ti dica cosa devi fare è importante.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L'ozio è il padre e la madre di tutte le idee migliori. Andrebbe insegnato a </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">scuola, come ora di meditazione. Siamo dentro a un meccanismo che ci </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">impedisce di pensare, un tapis roulant dalla culla alla tomba. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Fermi! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Fatelo adesso: non fate nulla.</span></div>
<br />
<br />ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-8555365478548476662014-03-31T11:56:00.003+02:002014-03-31T11:56:50.967+02:00Poppolitik...<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Una delle cose che rimprovero maggiormente ai politici è il fatto di prendere in giro l’intelligenza dei cittadini, il ridurci a semplici <i>dummies</i>, quando fanno leva sulla ignoranza, sul basso istinto, su quello che sbrigativamente chiamiamo “populismo”. La “guida pratica” per costoro è il “Mein Kampf” di Hitler, in cui si prescrive un linguaggio fatto di poche formule stereotipe, da ripetere in modo martellante (“<i>fino a farle diventare verità</i>”, come disse Goebbels) e l’esaltazione dell’istinto e dell’intuizione contro il ragionamento. Cose già teorizzate da Gustave Le Bon, psicologo delle folle amato -non a caso- da Mussolini e Hitler, il quale predica “<i>la stimolazione della violenza e dell’eccitazione, nell’ottica dell’amico/nemico. Loro e Noi</i>”.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Due sono gli esempi di questi ultimi giorni: il referendum (?) per l’indipendenza del Veneto e quello, ripetuto ad ogni piè sospinto dal Movimento 5 Stelle, sulla uscita dell’Italia dall’Europa e dalla moneta unica ed il recupero integrale della propria sovranità politica ed economica. Sul primo, non aggiungo nulla all’<a href="http://rossland.blogspot.it/2014/03/il-veneto-farlocco.html" target="_blank">eccellente post della amica Ross.</a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Sul secondo, invece mi fermo ad una semplice, elementare, quasi basica considerazione: è giuridicamente im-pos-si-bi-le. <br />Scrive Grillo: "<i>Io non sono contro l’Europa e contro l’Euro, dico che a decidere devono essere i cittadini con un referendum propositivo senza quorum"</i>. E, ancora, nella recente intervista rilasciata a Mentana: "<i>(…) la decisione di rimanere nell’euro spetta ai cittadini italiani attraverso un referendum, questa è la mia posizione. Io ritengo che l’Italia non possa permettersi l’euro, ma devono essere gli italiani a deciderlo e non un gruppo di oligarchi o Beppe Grillo</i>”. <br />Cominciamo con il chiarire una cosa: dall’Euro l’Italia non potrebbe certo uscire tramite un referendum abrogativo. Non soltanto, infatti, l’art. 75 della Costituzione vieta esplicitamente che possa svolgersi un simile referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali ma, secondo una consolidata interpretazione della Consulta, non sarebbe mai possibile interferire, attraverso referendum, con l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea. L’obiezione, molto intelligente, che fanno a questo i grillici è che “<i>Grillo ha proposto un referendum propositivo e non abrogativo</i>” (da un commento pubblicato sul blog del Verbo). Peccato che nel nostro ordinamento non è possibile proporre lo svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della costituzione (articolo 132, ai sensi del quale tali consultazioni riguardano unicamente modifiche ai territori delle Regioni). Il Movimento, su questo punto, rischia di venir meno al suo impegno di “dire la verità” ai cittadini. Prende una posizione ambigua, equivoca, quella tristemente nota visti i precedenti italici di non dire la verità al popolo, per paura di perdere voti?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Secondo me Grillo non può non sapere che questa ipotesi non è attuabile, salvo una vittoria che, al momento, sembra andare al di là di ogni realistica previsione e che porti il Movimento 5 Stelle a diventare, da solo, partito di maggioranza assoluta in Parlamento. Verosimilmente, quindi, egli non avrà i numeri per far approvare una legge costituzionale che permetta di istituire un referendum consultivo sull’Euro (doppia votazione in entrambe le Camere, ed approvazione a maggioranza di 2/3 o, quantomeno, assoluta). Referendum che, peraltro, sarebbe – come scrive Grillo stesso – “<i>meramente consultivo, ossia diretto semplicemente a rilevare il parere della cittadinanza e privo di effetti vincolanti</i>”: la decisione resterebbe, pertanto, nelle mani del Parlamento, il quale sarebbe persino libero di ignorare il risultato della consultazione dei cittadini. <br />[Chè poi mi sarei anche un po’ stufato di sentire questa retorica sul richiamo alla “volontà dei cittadini”, buona per tutte le occasioni (ad es. per cancellare gli effetti di una condanna penale): li considero richiami per allocchi, illusioni per gonzi, ma in realtà formidabile spot elettorale da un lato, e dall’altro un modo di prender tempo, di evitare di rischiare. Già capito e mi sono rassegnato: moriremo democristiani].</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-4977509498251349892014-03-03T11:34:00.000+01:002014-03-03T11:35:23.259+01:00Anima in deprescion<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Considerazione notturna: più ci si deprime, più si dissolve ogni capacità di apprendimento. Ieri sera pensavo come la lettura del quotidiano, per anni rito immancabile, sia diventata sempre meno rituale e sempre meno indispensabile. Non è questione di singola testata, peraltro: e neppure una questione soggettiva, dato che leggo in molte altre persone che conosco, o di cui conosco da anni mentalità e pensiero, lo stesso atteggiamento. Allora comincio a pensare in grande, in quello che un sociologo definirebbe "analisi del macrofenomeno". Ed arrivo alla conclusione che esiste oggi un tentativo, oramai palese, di negare alle persone la possibilità di esprimere la propria personalità e realizzare il proprio benessere. L’incapacità di espressione, così come l’impossibilità di guardare al futuro, diminuisce la resistenza interna alla crisi. Come dicevano i Latini, "<i>Homo sine pecunia imago mortis</i>": per cui il Sistema, quello stesso che ha generato la crisi, la alimenta continuamente, prima ancora come fatto mentale che materiale. L'indurre la persona a deprimersi la rende anche meno portata ad informarsi, a diventare terreno di coltura per la conoscenza, l'informazione, l'apprendimento. E diventa conseguentemente più semplice far ragionare la pancia che la testa. L’attacco all’apprendimento non è solo un problema di stanziamento di fondi, ma è un problema -che diventa <i>sistema</i>- di gestione del potere e di giustificazione di livelli di diseguaglianza economica e sociale, che riportano il mondo in un nuovo passaggio trasformato in rallentamento dell’apprendere. Dove il faro viene puntato sul chi sta peggio, ed alla fortuna che hai rispetto a chi è rimasto indietro: il livellamento in basso, a vantaggio dei pochi "fortunati".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La formazione e l'informazione rappresentano l’antidoto alla sopraffazione dei disvalori finanziari sui valori della produzione e della distribuzione. Tagliando, da parte pubblica, sulla formazione, e trasformando l'informazione in un guazzabuglio di titoli ad effetto, di morti ammazzati, di affermazioni roboanti che più sono gridate più sono fasulle (ed in questo, la nostra classe politica è maestra: basta pensare alla ignoranza contenuta in una frase come "il governo vero è quello eletto dal popolo"). Formazione ed informazione sono gli ingredienti di quella cosa tanto scomoda al sistema che possiamo battezzare Cultura. E la Cultura è l’ultima trincea per resistere al tentativo di eliminazione dell’apprendimento. L’ultima frontiera per stimolare le persone a pensare e, attraverso l’apprendimento, a trovare benessere e libertà, intesi come presa di coscienza della propria personalità e del proprio divenire.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ora dobbiamo studiare e realizzare nuovi meccanismi di accelerazione (ma anche di frenatura) che contrastino gli attacchi all’apprendimento. Sperimentare un antidoto a questa malattia attraverso l’attuazione di un meccanismo acceleratore di apprendimento, in grado di ricostruire e consolidare la relazione tra persona, comunità e territorio. Ed anche una frenata: rallentare i ritmi, dilatare i tempi non per <i>non decidere</i>, ma al contrario per approfondire, per soppesare il reale senso delle parole, le conseguenze di una azione, il perchè di un determinato gesto. Una scuola di cittadinanza che parta dall’interno della persona, visto che dall'esterno arriva sempre meno: i tagli all'Istruzione, la chiusura delle biblioteche pubbliche, la rinuncia della tv a svolgere ruolo di servizio pubblico, la riduzione dei giornali a depliant aziendali o vetrine dell'impossibile non sono certo grandi segnali. Ed i media che hanno trasformato le percezioni in notizie non sono che la ciliegina sulla torta. <br />Buon risveglio. Magari usando il pc anche <a href="http://www.liberliber.it/libri/g/gramsci/index.php" target="_blank">per passare da queste parti</a>. E' gratis e fa bene alla salute.</span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-21213813932206195872014-02-28T14:17:00.000+01:002014-02-28T14:17:10.733+01:00Va bene tutto, ma...<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">...a me un titolo così fa venire in mente le commedie italiane anni '60:</span><br />
<br />
<b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-large;"><a href="http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2014/02/27/news/napoletano-truffa-anziana-fingendosi-veneto-1.8755238" target="_blank">Napoletano truffa anziana fingendosi veneto</a></span></b><br />
<b><br /></b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;">
(da "La Nuova Ferrara del 27.2.2014)</span><br />
<b><br /></b>
<b><br /></b>
<br />
<br />ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-82891034422196350092014-02-18T10:33:00.001+01:002014-02-18T10:33:19.420+01:00Piazza bella piazza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/11/27/988406/images/2488666-listone.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/11/27/988406/images/2488666-listone.JPG" height="178" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">Nel centro storico della Cittadella, quello che è Patrimonio dell’Umanità, adesso che sono in corso lavori di riqualificazione, abbiamo sostanzialmente tre categorie di astanti, oltre a quelli che lavorano, ma che nel contesto diventano sostanzialmente marginali. Se non, come vedremo poi, vittime. Ma andiamo con ordine.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">1. Gli sbiciclanti. Passano sulla loro bicicletta, col terrore che dai lavori emerga quel chiodo, quella scheggia, quella pietra appuntita che farà festa sulla malcapitata gomma. A volte, penso che vivano il passare a fianco del cantiere come una sfida: ma se chi passa è uno, le gomme due, chiodischeggiepietre sono centinaia. Quindi, secondo elementari leggi statistiche, le probabilità di forare non sono neppure quotate dagli scommettitori, data la certezza dell’evento. Ed il bestemmione è più scontato di un gemito in un film porno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">2. Gli indifferenti. Il cartello dice “bici a mano”? Loro passano nel pertugio tra muri e canriere senza scendere di sella. Magari nel passaggio lasciano mezzo giubbotto attaccato ai ferri sporgenti di recinzione: stessa cosa se, proprio mentre passano nel pertugio medesimo, devono, e solo e proprio in quel momento, tenere gli occhi sullo smartphone come se stessero messaggiando col Capo dello Stato, con Papa Francesco, con Marchionne o con Kate Moss. E neppure un bestemmione….</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">3. Gli umarells. Secondo il Masotti da Bologna, massimo esperto in materia, sono “<i>individui in pensione e non solo che hanno ben poco da fare tutto il giorno e giustificano la loro esistenza importunando – o facilitando… – le esistenze altrui, così, tanto per sentirsi utili, forse</i>”. Nella Cittadella, per vincere il complesso di inferiorità nei confronti della Dotta, se ne è sviluppata una variante ancora più tenace: veri professionisti. Muratori scalfiti a colpi di betoniera. Architetti honoris causa. Geometri forgiati dai duri cantieri edili. Gente a cui non scappa niente. Inutile cercare di camuffare lavori raffazzonati: gli umarells made in FE hanno occhi anche dietro la schiena. Provetti difensori dei lavori “a regola d’arte”: dal colore riescono a stabilire che una certa sabbia non va bene perché “si vede che è grassa”, un martello pneumatico è sempre o troppo o troppo poco inclinato, il fondo “si vede che ce ne voleva di più”, e via andare. Dei <i>diversamente giovani</i> che si ritrovano tutti i giorni, cascasse il mondo, in piazza. Sempre con l’argomento del giorno in canna. Quattro chiacchiere in attesa dell’evento dell’anno: che non è una festa, una mostra, la Spal, un incontro letterario. Nulla di tutto ciò: loro aspettano un bellissimo cantiere stradale. Puntuali come la multa se non hai il tagliando nelle strisce blu, al primo colpo di martello pneumatico loro arrivano. E da quel momento per gli operai è finita: giornate di osservazioni senza sosta e valanghe di domande, commenti o rimproveri per i lavoratori che non eseguono i lavori “come si faceva una volta”. E non esagero: durante i penultimi lavori sono dovuti intervenire perfino i vigili urbani per disperdere “gli esperti cantieristici” che intralciavano gli operai. Ed uno di questi “diversamente giovani” è pure caduto, di notte, nella buca dopo aver sollevato la recinzione. Ovviamente, indomito cavaliere del lavoro (altrui), la fedele “biga” con sé. “Il mio regno per una Umberto Dei”.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-16139887447344919652014-02-14T14:35:00.002+01:002014-02-14T14:35:43.094+01:00(In)utilities/2 anzi 3<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">- Adesso che sono guarito dall'ipocondria ho il terrore di ammalarmi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">- Spero che R., che ha una relazione intensa con una ragazza rumena, finisca presto di "consumare": non si perdonerebbe mai di fare tardi per festeggiare il San Valentino con la sua amatissima sposa.</span></div>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;">- Stamattina tutti i miei colleghi "con l'aria vagamente di sinistra" giurano che non voteranno mai per il sindaco di Firenze; dato che nessuno votava DC negli anni 70/80, nessuno votava per il pregiudicato negli anni 90/10, men che meno per Grillo (che infatti ha preso un quarto dei voti) mi sa che alle prossime elezioni il Renzi stravince. Festeggerà camminando scalzo sull' Arno? </span></div>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span>ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-71027305560783545392014-02-10T14:29:00.001+01:002014-02-10T14:31:47.196+01:00(In)utilities/1<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La mia autostima era a livelli infimi. Aria perennemente afflitta, persino i gatti neri al mio passaggio si toccavano. Non ero niente, non mi prendeva sul serio nessuno, parlavo al vento, che ci fossi o meno nessuno se ne accorgeva. Una caricatura semivivente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Allora mi sono iscritto ad un corso tenuto da un illustre professore: ma quale corso, ma quale illustre...una presa per i fondelli. Quella faccia da beccamorto mi viene a dire che devo credere in me. Ma chi, io? IO? Ma chi cavolo si crede di essere quel miserabile pezzente per parlare così a ME? E poi, tutti quei soldi che pretendeva: per quattro cazzate che dice...IO sarei bravo, anzi, senza alcuna ombra di dubbio, il più bravo di tutti a far accrescere l'autostima in quei poveri, umili reietti. Credetemi: i corsi non servono a nulla, straccioni che non siete altro. Tsè.</span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-28018253876776110882014-02-03T14:02:00.000+01:002014-02-03T14:02:09.962+01:00Le Mura del pianto<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.visitporiver.it/root_pagine/PG_109/fotogallery/20101101131309bici%20a%20ferrara.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.visitporiver.it/root_pagine/PG_109/fotogallery/20101101131309bici%20a%20ferrara.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Uscire
dalla doccia e vedersi riflesso nello specchio grande non ha prezzo. Come
vedere uno dei primi film di Dario Argento alle tre di notte e sei da solo in
casa. Ma il dramma è che qui sono le 9 del mattino e di gente per casa ce n’è,
e magari in attesa che tu finisca di occupare militarmente il bagno stesso. L’ <i>orror vacui</i> diventa horror allo stato
puro quando vedo quella specie di colle toscano che spinge prepotente verso l’uscita
dall’accappatoio: solo che sul colle toscano neve, vegetazione, boschi, terrapieni,
ecc. sono <b>sopra</b> la crosta terrestre;
nel mio colle personale invece ciò che fa spessore è <b>sotto</b> la crosta, un po’ come un ripieno di pasta sfoglia in cui uno
chef approssimativo abbia cacciato dentro mezzo frigorifero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Mumble
mumble: che fare?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ci
provo. Io ci provo. Io ci provo seriamente questa volta. Vado a <s>correre</s> camminare sulle Mura. Che nella
cittadella sono il miglior centro relax possibile: volete mettere un bello
stare all’aria aperta, in mezzo a tigli ed altri alberi profumati, in estate le
cicale col loro frinire a segnarti il tempo del passo? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">La
prima decisione dolorosa è il tirare fuori dal fondo della scarpiera le scarpe
da ginnastica, praticamente nuove dato che in anni di possesso –ed è già grassa
che sulla scatola non ci sia ancora il prezzo in lire- avranno percorso si e no
due/tre chilometri ed un’ora scarsa di utilizzo. Ma ho la conformazione fisica
da divano, non posso farci niente. In casa mi guardano tra lo sbigottito e [forse]
il preoccupato, mentre gli sghignazzi sono malcelati da incitazioni sicuramente
di facciata. Il Fantozzi che abita in me opta poi per una vecchia tuta in felpa
con ancora le macchie di quando avevo dato il bianco in casa, uno smanicato che,
prima, ho scoperto con sommo stupore persino-ancora- chiudersi, salvo poi crollare
alla notizia che era quello di mio figlio, notoriamente un paio di taglie più
di me; una vecchia sciarpa di pregevole
stampo cinese [€. 3 sulle bancarelle del mercato] ed un paio di guanti della
stessa dinastia [€. 2,50 poi scontati a €.2 dal venditore mosso a pietà]
completano l’assetto. Attacco me al lettore mp3, una playlist che dia un ritmo adeguato
alla mia fisicità extradivanea (si, insomma, Nick Drake, il primo Cohen, la
soave Norah Jones, gli Eagles di “Desperado” che trovo fortemente calzante come
epigrafe). Perché, sulle Mura, quasi tutti hanno auricolari et similia, ed a
giudicare dal passo altrui ci devono essere onde di seguaci di AC/DC, balli
latini, discomusic anni ’70. Io no, io mi muovo sul ritmo incalzante di “Halleluiah”,
ed è già anche troppo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Eccomi.
Io parto. Anche se il termine “parto”, osservando la panzotta, mi conduce al
senso alto (e grasso) dei sinonimi pericolosi. Sembra quasi come al mare che
non sai quando e come buttarti in acqua: mentre penso e ripenso, passano i veri
<i>runners</i>. Sembra di essere in un albo
della Marvel: tutine super tecniche, attillatissime, termiche-traspiranti,
fluorescenti, bastoni da passeggio che secondo me nascondono spade laser. Sono
comunque abbastanza sicuro che non sia l’aerodinamicità del loro abbigliamento od
i bastoni a farli andare come razzi. E mentre dopo solo tre canzoni mi trascino
stancamente, il fiato è un optional non disponibile, un gruppetto mi supera a
velocità supersonica, parlando tranquillamente a voce alta dell’andamento
giornaliero della borsa. Ma cavolo, riescono a correre ed allo stesso tempo a
parlare? Rimango basito e mi arrendo. Così, accasciato su una panchina fredda
come un minestrone in freezer, quando mi passa accanto un cagnolino malmesso che
porta a spasso il suo padrone e mi guarda con quegli occhi languidi che solo un
cane può, capisco che gli sto facendo pena. Io a lui.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Orgoglio
e dignità: si, certo, ma anche la necessità di recuperare la macchina
parcheggiata ad un numero imprecisato di imprecazioni di distanza. In viaggio
di ritorno al punto di partenza, vedo i runners della Marvel, stavolta a
cavallo del dibattito sulle tette rifatte o meno di quella delle Iene, arrivare da dove
erano venuti prima: alias, mi hanno doppiato, sconfitto ed umiliato. E non
posso neppure paludarmi dietro l’alibi anagrafico: il più ciarliero sembra una
versione sgonfia di Briatore, un altro il fratello muscoloso di Peppino di Capri
ed un terzo era un mio prof al liceo. Salgo in macchina, ho la mobilità di un
robottino e nel flettere le gambe per raggiungere la pedaliera ed incastrarmi
sul sedile emetto un rantolo sofferente. Volevo perdere almeno un etto, ed
invece sembro un tetris [più o meno] vivente. E neppure colorato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-88153346087031925712013-12-20T09:18:00.000+01:002013-12-20T12:37:24.741+01:00Tutti i colori dell' iris<div style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">Tra le croci e delizie della tv digitale terrestre [la cittadella è messa male, da questo punto di vista: essendo compressa tra i ripetitori veronesi e quelli sull'appennino bolognese, i segnali, proprio nel punto di incontro/scontro, si annullano, al punto che sapere in anticipo se si arriverà a vedere fino alla fine un film giallo diventa a sua volta un giallo], c'è questo canale, Iris, appunto.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">Appartenente all'impero Mediaset, ha il grosso pregio di trasmettere film di ogni tipo, genere ed anno. Confesso: da vecchio cinefilo [o meglio, cinefilo vecchio] mi ci perdo, a volte anche a guardare cose che, da lucido, "mai al mondo". Però...succede che ti lasci cullare nella visione di vecchi film anni '50 e '60, e ti resta nella retina il vestito rosa "maison Givenchy" della divina Audrey Hepburn in <i>Insieme a Parigi</i>, quegli occhi immensi e il sorriso senza fine. Il gusto amaro che ti lascia la commozione, di fronte alla brutalità della vita: Anna Magnani che corre dietro il camion in <i>Roma città aperta</i>, la folle lucidità di Albertone, sadico padre giustiziere nel ruolo forse più sgradevole della sua carriera nel <i>Borghese piccolo piccolo</i>. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">La crudeltà d'animo di Zampanò-Quinn che affogherà nelle lacrime di <i>La strada</i>, a fronte di Gelsomina-Masina semplicemente adorabile; fino alla più commovente di tutte, forse: il figlio di <i>Mamma Roma</i> legato sul tavolaccio della prigione come il Cristo morto di Mantegna.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">Ma anche i giochi fatti di sensualità implicita e repressa: la cannottiera grondante sudore e testosterone di Massimo Girotti in <i>Ossessione</i>, ma anche le gambe della Mangano in <i>Riso amaro</i>; il fascino di Anna Maria Pierangeli, la Marilyn "de noantri" vista la tragica fine, che asciuga i dolori del giovane Newman in <i>Lassù qualcuno mi ama</i>. Il ghigno del grandissimo Franco Fabrizi, il più sgradevole e perfido vigliacco del cinema italiano. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">Ecco, vedere o rivedere questi vecchi film lascia anche una consapevolezza: non erano tempi migliori dei nostri. Di sicuro erano migliori, qualche volta, i registi; migliori, spesso, le storie; migliori, quasi sempre, gli attori. E non c'era bisogno di coca e pocorn per sentirsi grandi.</span></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4865082310749645926.post-19330854056434678352013-12-10T08:51:00.001+01:002013-12-10T09:54:39.325+01:00Una donna di nome Maria<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">No, non c'entrano (o centrano? boh...) ispirazioni religiose o arrivi notturni col treno dal Sud. Maria è solo una delle ospiti: lei dice di avere 73 anni, ma a quanto pare sono diversi anni che lo dice. Incurante del meteo, passa i pomeriggi nel cortile della struttura, quello da cui si è obbligati a passare per accedere ai vari nuclei. <br />La prima cosa che colpisce in Maria sono i lineamenti: una Sioux capitata per sbaglio in pianura padana. O, come dice qualcuno più concreto di me, la sorella maggiore di Drupi (lo ricordate, vero? quello che cantava canzoni romantiche con la voce impastata di carta vetrata e, in apparenza, un qualche tiro di peyote....). <br />Quando arrivo, mi viene incontro, un filo di voce quasi fanciullesca: "<i>Signore....ha una sigaretta per me?</i>". Ovvio. Ma la cosa che mi affascina è che, mentre la fuma, si mette a danzare seguendo i volteggi del fumo stesso, prima le mani a dirigere una orchestra immaginaria, poi veri e proprii passi di danza. Non so che storia abbia, davvero: c'è chi dice sia una nobile decaduta, chi una parente in incognito di qualche "pezzo grosso", chi invece si chiude in una rigorosa riservatezza. Ma anche chi racconta di un passato in prigione, o di una vita comunque movimentata. Il sottile confine tra credibilità ed incredulità, tra chi si inventa non sapendo nulla, e le invenzioni che la vita a volte affida ad un qualche sceneggiatore un po' giocherellone.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">Un pomeriggio del settembre scorso si è invitata al tavolino con mia madre, quando avevo portato un vassoietto di pasticcini mignon alla frutta: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">"<i>Signore....</i>" </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">"Dimmi, Maria"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">"<i>Posso assaggiarne una?</i>"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">e mia mamma tutta entusiasta, rivolta verso di me: "Si, si, si...pensa che anche lei ha perso la sua mamma e dobbiamo aiutarla".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: large;">Non so perchè, o forse lo so benissimo, ma mi è sembrato di essere tornato indietro nel tempo, quando mia figlia, alle elementari, chiamava a casa per una merenda la sua compagna di banco. <br />La fragilità nella sua apparenza più nascosta.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
ConteMaxhttp://www.blogger.com/profile/08623343778306217882noreply@blogger.com9