7.4.07

Music was my first love.....


fonte: Museo del Louvre



Ci sono momenti per la musica?
O la musica cambia a seconda dei momenti in cui la si ascolta?

Ragionandoci, e parlo per esperienza personale -che non significa che io abbia le tavole della Legge, tuttaltro- direi che la prima molla dell'imparare ad ascoltare sia la curiosità.
Curiosità, intanto, di rovistare con le proprie orecchie tutto l'udibile possibile.
Suoni che ad un primo ascolto sembrano tutti uguali o del tutto alieni, finiscono col rivelarsi e diventare imprescindibili da noi.
In casa mia, da ragazzo in braghe corte -chè a quei tempi solo a 15 anni portavi i pantaloni lunghi, i "bambini" non potevano- mio padre non ascoltava altro che tutto il jazz possibile, da Glenn Miller a Charlie Mingus, le big band, le grandi soliste come Ella o Billie.
Ma bisogna abituarsi, e non avere pregiudizi di nessun tipo.

Io all'epoca scoprii Beatles, Rolling Stones, poi Pink Floyd e Dylan: mi sembrò di aver visto la luce. Ascoltavo cassette prima, i dischi poi, chiuso in camera, costretto dai miei, che asserivano fosse solo puro, fastidiosissimo rumore molesto.
Fui persino picchiato quando mi mangiai una sabatina investendola in "Ummagumma", ed avevo già 14 anni...
Vendicativamente, anni dopo, ho fatto sorbire loro un viaggio in macchina con sottofondo musicale tutto a base di Rolling Stones. Rivelato che cosa stessero ascoltando, mi hanno risposto che adesso facevano musica molto più melodica e sopportabile (addirittura bella, quando è partita "Angie"). Peccato che i dischi fossero gli stessi di allora, visto che sono 30 anni che non compro più nulla degli Stones...
Morale: è tutta questione di abitudine, quindi mai tapparsi le orecchie col pregiudizio.

Seconda considerazione: modi e livelli possibili di ascolto.
Sono certamente quanto di più soggettivo esista. Ognuno può scegliersi il proprio, e non è detto che esso a seconda delle occasioni e delle esigenze non possa mutare. C'è chi adotta musica per accompagnare le azioni della giornata, una colonna sonora della propria esistenza: di conseguenza, riferimenti, ricordi, emozioni che vivono e rivivono nella nostra memoria proprio grazie all'abbinamento con una canzone o con una melodia.
E cambia, nell'arco delle ore: ascoltare i Led Zeppelin a basso volume è un reato per cui non si applica l'indulto, Chopin come colonna sonora all' ipermercato è da processo per direttissima.
Anche se la musica può essere semplicemente un (piacevole) sottofondo alle più disparate attività. Gli americani usa(va)no addirittura un termine, "easy listening", con cui definire tutto quanto è di facile ascolto, e che è diventato un vero e proprio genere. Musica che non disturba, anzi creata ad hoc per transitare tra le orecchie senza coinvolgere il cervello.
Musica è anche uno straordinario mezzo di aggregazione: aiuta a trovare amici, ad impiegare il tempo, o permettere un approccio profondamente intellettuale a chi si interessa della struttura melodica, armonica, ritmica di un brano, della tecnica strumentale, della ricerca delle più disparate sonorità, dei testi poetici che spesso accompagnano la partitura.
Ma si può semplicemente ascoltare anche per puro piacere: la musica, tutta la musica, è comunicazione di sentimenti, di sensazioni, un aiuto a rilassarsi, è capace di far amare una melodia senza sapere nulla su di essa, su chi l'ha scritta, su chi la esegue.
L'importante non è tanto come si ascolta o perchè: fondamentale è l'ascoltare. Ed ascoltare tutto, senza preconcetti o preclusioni di sorta.
E' assolutamente da coltivare la curiosità che, al tirar delle somme, affina l' orecchio e, soprattutto, libera la mente. I sintomi della avvenuta infezione aiutano a vivere meglio: penso alla ipersensibilità ai concerti, alla accelerazione del battito cardiaco in presenza di casse acustiche che sparano anche migliaia di watt, al bisogno di costante presenza di suoni nell'ambiente circostante (e nella propria memoria): uso (e abuso) di fonti di riproduzione sonora nel corso della giornata sono tutti segni estremamente positivi.
E se la febbre da possesso degenera nel collezionismo, non è niente di grave: soprattutto se confrontato al grigiore del silenzio.
Infine, ma non meno importante, è il divertimento legato alla musica. La musica non ha mai smarrito quella che si deve considerare una delle sue peculiari caratteristiche, connessa con il suo essere una espressione fortemente popolare. Il bisogno di ballare, di muoversi, saltare, battere le mani o i piedi, cantare, cose che molto spesso accompagnano l'ascolto, lo dimostrano chiaramente.
Quindi, di musica si può chiacchierare, scrivere, discutere anche animatamente, la si può anche esaminare e vivisezionare nota per nota, sottoponendola a critiche severissime o consensi entusiasti; ma fondamentalmente bisogna ascoltarne.
Si rivelerà così come un qualcosa di assolutamente indispensabile al quotidiano di ognuno di noi.
Alla vita.