12.6.15

Qualunquemente....


Un noto uomo politico decide che quest'anno farà vacanze alternative. Basta Mar Rosso, basta Kenya, basta Maldive: sceglie quindi di passare due settimane dalla zia, la quale ha una fattoria. Il primo giorno si alza molto tardi e si ritrova solo in casa senza sapere cosa fare, annoiandosi un sacco. Alla sera, quando la zia rientra dai campi, le dice: "Sai zia, oggi mi sono annoiato parecchio, vorrei potermi rendere utile con qualche lavoretto, in modo da contraccambiare la tua ospitalità. C'è niente che posso fare per aiutarti?"
E la zia: "Volentieri. La settimana scorsa abbiamo raccolto il fieno; dovresti contare quante balle di fieno ci sono, cosi so quante posso venderne ai vicini. Io domani mi alzerò presto perché devo andare al mercato a vendere le uova, ci vediamo domani sera".
Il giorno dopo, il nostro amico politico lo passa a contare le balle di fieno. 
Alla sera, quando la zia rientra le dice: "Ho contato le balle di fieno, sono 142!
"Bravo nipote, hai fatto proprio un buon lavoro!"
"Grazie zia; potresti darmi qualcosa da fare anche per domani?"
"Ma... veramente... non saprei... in effetti ci sarebbe un lavoro abbastanza urgente da fare, però mi dispiace dovertelo chiedere..."
"Non farti problemi zia, sono contento di poterti aiutare. Di cosa si tratta?"
"Dovresti concimare tutti i campi, cosi io posso andare al mercato a vendere la frutta."
"Ottimo, cosi potrò stare tutta la giornata all'aria aperta. Spiegami come devo fare, e vedrai che per domani sera sarà tutto a posto”.
Detto, fatto: il giorno seguente lo trascorre a spandere letame sui campi della zia. Alla sera, la zia: "Bravo, hai fatto un lavoro perfetto, mi hai fatto proprio un gran piacere!"
"Già, devi sapere che mi sono anche divertito molto. La vita di campagna comincia davvero a piacermi. Cosa posso fare domani?"
La zia: "Io devo potare gli alberi, ma immagino che tu sarai un po' stanco, per cui ti assegnerò un lavoretto facile, semplice e poco impegnativo: la settimana scorsa ho raccolto le patate, e prima che io vada a venderle al mercato tu dovresti dividere le patate grosse dalle patate piccole"
Alla sera, quando rientra, la zia trova ancora tutta la montagna di patate da dividere e il nipote sconcertato con due patate in mano: "Ma come, te ne sei stato li tutto il giorno con quelle due patate in mano? L'altro giorno mi hai contato tutte quelle balle di fieno, ieri mi hai concimato tutti i campi e hai fatto dei lavori perfetti, non avrei potuto chiedere di meglio. Oggi, che dovevi semplicemente dividere le patate non hai fatto nulla, com'è possibile?"
Sai zia, il fatto è che noi politici, finché si tratta di contar balle e spandere merda non abbiamo nessun problema; è quando dobbiamo prendere una decisione che non sappiamo cosa fare".

4.6.15

Confessioni di un malandrino

Non parlo più di Politica, né sono in grado di fare una analisi politica accurata perché in realtà la Politica è morta.
C’è, al suo posto, un qualcosa che chiamano politica ma è altro: come confrontare la marmellata di amarene che si faceva in casa con quelle orride scatolotte tonde che trovi nella colazione degli alberghi.
E questo da quando la politica si è “calcizzata”, diventando un affare di tifosi anzichè di cittadini.
Il civis sta morendo, come la classe operaia e tanti altri luoghi comuni sociali del 900; l’astensionismo nelle ultime tornate elettorali (comprese le Europee dell’anno passato, se analizziamo a fondo i dati, al di là delle coppe alzate al cielo…) dimostra che solo un numero esiguo di appassionati vi partecipa con passione ed entusiasmo; del resto, basta leggere quelle gazzette dello sport che sono diventatati i giornali quando parlano di politica...ma parlano poi di politica, o di liturgia politica?
Chi va a votare nutre l'opinione che il voto dei cittadini conti malgrado l'esperienza di tutte le promesse tradite e referendum gabbati. Astenersi non è ignavia, è una scelta consapevole che può pesare più di un voto per governare. Già, non ci si appassiona: e sospetto che in fondo, a chi governa, alla fine vada bene sia la disaffezione che la disattenzione.
Scontiamo attraverso l'astensionismo il frutto dell'antipolitica, che dalla celebre “discesa in campo” in poi ha prodotto un nuovo modus pensandi ampiamente banalizzato, scordando che comunque qualcuno deve pur governare la gestione degli asili nido, della sanità regionale, dei trasporti et alia: e sarebbe buona cosa almeno tentare di scegliere il meno peggio.
I “tifosi” poi, come i fondamentalisti, non sono la maggioranza, ma ci sono; è invece quella massa amorfa facilmente illudibile e facilmente deludibile che si disaffeziona e non vota. Si, c’è chi ripone speranze sui ragazzi del Cinquestelle, politicamente “acqua e sapone”: anche se non credo sarebbero in grado di governare, mi accontento del loro essere, soprattutto in Parlamento, abili nel “dog watching.”
In questo quadro, due cose risultano palesemente ridicole: che i rappresentanti delle passate stagioni ancora in attività (vedi alla voce “la Ditta”) siano quelli che alzano i lamenti più alti sul dato astensionistico, invece di fare mea culpa e riconoscere le proprie gravissime responsabilità nell'aver creato questa frattura con gli elettori; e che si ignori l'astensionismo quando fa comodo - tipo esaltare Podemos senza dire che in Spagna ha votato il 49% degli aventi diritto - e lo si agiti come spettro di una crisi della democrazia, quando invece si tratta di coprire le proprie responsabilità nell'averlo creato. Anche da questi espedienti di piccolissimo cabotaggio passa il giudizio di una classe politica fallimentare da cui i cittadini, non votandola, prendono le distanze.