26.7.07

Un angelo caduto in volo



Per mia indole sono, musicalmente parlando, un libertario.
Non ho mai imposto a nessuno di comperare nulla, meno che mai dischi. Non ho mai sopportato quelli che "Tu devi avere /non puoi non comperare/come si fa a non …". Tranne rare eccezioni: per dire, Beatles e Rolling Stones, Battisti e Pink Floyd. E non ho mai imposto nulla, non ho mai usato aggettivi come "imperdibile", "essenziale", "indispensabile". Stavolta pero’ devo fare un’eccezione. Se trovate un qualunque cd tra quelli citati nelle prossime righe, ritenetelo un acquisto essenziale come il pane. Il 25 novembre di trent’anni fa se n’è andato un angelo. L’ angelo caduto in volo si chiama Nick Drake. Anche fisicamente, la versione destinata al paradiso di quell’essere che, nella versione per gli inferi, assumeva le sembianze di Jim Morrison. Devo mettere in guardia, dato che molti di noi, a giudicare quello che so legge in giro, temoamo l’intensità, il ritrovarsi clamorosamente nudi sotto le maschere quotidiane, la paura di affogare nelle profondità dell’anima: ascoltarlo può voler dire trovarsi di fronte a paesaggi così vasti da scatenare un attacco di panico, od ascoltare accordi più caldi del primo caffè del mattino. Come De Andrè, Battisti, Lennon, Mitchell, Buckley padre e figlio, Drake ha quel qualcosa nella voce che ti porta a piegare la testa, a chiudere gli occhi nel tentativo di scoprire se sia il soffio sottile emesso assieme alle sue note ad aprirci il petto, o solo una malinconia, che come la neve non fa rumore, per qualcosa che non ti sai spiegare bene. Scoprire la sua musica è come trovare un nuovo modo di percepire la realtà davanti alle mille prevedibilità che ci circondano. Ci vuole coraggio per affrontare questo tipo di viaggio.
Un coraggio che però ripaga oltre ogni previsione.
Nick Drake nasce il 19 giugno del 1948, e, dato che niente succede per caso, sua madre Molly scrive e canta canzoni per hobby. Esiste uno splendido documentario biografico, voluto e prodotto con insospettabile sensibilità da Brad Pitt, nel quale mamma Molly suona e canta una canzone (una registrazione trovata da Gabriella, la sorella di Nick, per i seguaci del gossip diremo che era un’ attrice – è la ragazza dai capelli violacei nei telefilm "Spazio 1999") e a quel punto tutto diventa sin troppo chiaro. Introvabile, purtroppo: ogni tanto passa su qualche tv satellitare specializzata, chissà se, nell’occasione dell’anniversario, qualcuno non decida di accontentare qualche migliaio di irriducibili e pubblicarla su dvd. Viveva, giunto all’età di due anni dalla Birmania, a Tamworth-in-Arden, vicino a Coventry. Paesaggio collinare, aperto e sostanzialmente bucolico, il che, negli artisti sensibili, influenza sempre la produzione. Ragazzo timido e introverso, innamorato dei poeti del simbolismo francese. E continuerà a vivere lì, lontano dalla mondanità: leggenda vuole che si recasse in treno a Londra solo per incidere gli album o comperare libri, viaggiando in classe economica. Il 25 novembre del 1974 la madre Molly lo trova morto nel suo letto. L’autopsia parla di avvelenamento da dose eccessiva di antidepressivi, ma non si saprà mai se ingoiati con volontà suicida, o solo quella di chi sta cercando di sedare una stato d’animo troppo lontano dalla tranquillità. Nick Drake aveva sino ad allora realizzato tre album: Five Leaves Left (1970), Bryter Layter (1970) e Pink Moon (1972). Con scarso successo di vendite, il che ha forse contribuito ad amplificare una forma depressiva, probabilmente in atto da tempo. Nelle sue canzoni, in primo piano troviamo quasi sempre solo la voce e la chitarra acustica, anche se non mancano arrangiamenti di archi e ospiti eccellenti come Richard Thompson, Danny Thompson e John Cale. Ascoltare la grazia con cui vengono pronunciate le parole "I saw it written and I saw it say/Pink moon is on its way/And none of you stand so tall", con cui inizia "Pink Moon", lascia irrimediabilmente incantati. Quella voce quieta, flebile, sussurrata, accompagnata dal suono nitido della chitarra acustica e da pochi altri strumenti, e queste canzoni dolci e strabilianti, autentiche perle ricche di malinconia e suggestioni, aprono un mondo del tutto nuovo. Pezzi che racchiudono sentimenti profondi e la voce di un uomo. Questa è la semplice ragione per cui risultano così toccanti, perché contengono la vita, le paure, le gioie, le speranze e la poesia di Nick Drake. Ci sono artisti che descrivono la realtà, altri che la trasformano, altri ancora che la ignorano. Nick Drake ci passa attraverso per raccontarla servendosi di risvolti mai visti, che solo la magia della musica può svelare. Forse è la dolcezza immensa che la malinconia sprigiona a rendere così forte l’approccio alla sua opera. È l’arte del descrivere le emozioni attraverso simboli, che sono fatti di mare, di fiumi, di prati, di alberi e di stagioni. Una natura che vibra per ciò che lascia ogni minuto dietro di se, sapendo che niente ritorna. È il riflesso dell’anima, un’anima aperta e disponibile a farsi toccare dall’essenza pallida delle cose. È la bellezza che non nasconde i suoi lati più crudi. È profondità, la sua arte, in cui non c’è differenza tra voce e suoni: è la fotografia che lo ritrae mentre guarda fuori dalla finestra della sua stanza, in un momento felice. Un poeta, una voce di dentro, un vento in apparenza gelido che, una volta passato dalle fessure dell’anima, in realtà è capace di scaldare più di un maglione pesante, anche se questo può comportare il prezzo della nudità di cui parlavo all’inizio. Un lungo, meraviglioso viaggio, dove l’occhio fuori dal finestrino è rapido nel cogliere l’occasione di raccogliere frutti e fiori dai colori intensi e dai profumi inebrianti. Canzoni come battello ebbro su e giù per le vene. Dopo la sua morte, i dischi sono rimasti in catalogo, nelle serie economiche; nel 1986 esce una raccolta di brani inediti e demo delle canzoni contenute negli album sopra citati, Time Of No Reply; nel giugno 2004 una raccolta con un inedito e riarrangiamenti, Made to love magic. Qualunque cosa troviate, compratela, senza indugi o reticenze.Una medicina per le ferite, un sorriso che si diluirà nelle pieghe dell'anima. Ogni suo album è l'espressione della grazia, della fragilità, delle emozioni, quelle che poche persone sanno percepire, perché richiedono ascolto e partecipazione. Se siete disposti ad ascoltare, Nick saprà parlarvi con la sua musica e le sue parole.

"When I was younger, younger than before
I never saw the truth hanging from the door
And now I'm older
see it face to face
And now I'm older gotta get up
clean the place.
And I was green, greener than the hill
Where the flowers grew and
the sun shone still
Now I'm darker than the deepest sea
Just hand me down, give me a place to be.
And I was strong, strong in the sun
I thought I'd see
when day is done
Now I'm weaker than
the palest blue
Oh, so weak in this need for you"

"Quando ero giovane, più giovane che mai
Non ho mai visto la verità pendere dalla porta
E adesso che sono più vecchio
la vedo faccia a faccia
E adesso che sono più vecchio devo alzarmi a pulire il posto
Ed ero verde, più verde della collina
Dove crescevano i fiori
e il sole brillava ancora
Adesso sono più scuro del mare più profondo
Fatemi passare, datemi un posto in cui stare
Ed ero forte, forte nel sole
Pensavo di poter vedere quando
il giorno era finito
Ma ora sono più debole
dell'azzurro più pallido
Oh, così debole in questo bisogno di te "

(Place to be)