Tra le croci e delizie della tv digitale terrestre [la cittadella è messa male, da questo punto di vista: essendo compressa tra i ripetitori veronesi e quelli sull'appennino bolognese, i segnali, proprio nel punto di incontro/scontro, si annullano, al punto che sapere in anticipo se si arriverà a vedere fino alla fine un film giallo diventa a sua volta un giallo], c'è questo canale, Iris, appunto.
Appartenente all'impero Mediaset, ha il grosso pregio di trasmettere film di ogni tipo, genere ed anno. Confesso: da vecchio cinefilo [o meglio, cinefilo vecchio] mi ci perdo, a volte anche a guardare cose che, da lucido, "mai al mondo". Però...succede che ti lasci cullare nella visione di vecchi film anni '50 e '60, e ti resta nella retina il vestito rosa "maison Givenchy" della divina Audrey Hepburn in Insieme a Parigi, quegli occhi immensi e il sorriso senza fine. Il gusto amaro che ti lascia la commozione, di fronte alla brutalità della vita: Anna Magnani che corre dietro il camion in Roma città aperta, la folle lucidità di Albertone, sadico padre giustiziere nel ruolo forse più sgradevole della sua carriera nel Borghese piccolo piccolo.
La crudeltà d'animo di Zampanò-Quinn che affogherà nelle lacrime di La strada, a fronte di Gelsomina-Masina semplicemente adorabile; fino alla più commovente di tutte, forse: il figlio di Mamma Roma legato sul tavolaccio della prigione come il Cristo morto di Mantegna.
Ma anche i giochi fatti di sensualità implicita e repressa: la cannottiera grondante sudore e testosterone di Massimo Girotti in Ossessione, ma anche le gambe della Mangano in Riso amaro; il fascino di Anna Maria Pierangeli, la Marilyn "de noantri" vista la tragica fine, che asciuga i dolori del giovane Newman in Lassù qualcuno mi ama. Il ghigno del grandissimo Franco Fabrizi, il più sgradevole e perfido vigliacco del cinema italiano.
Ecco, vedere o rivedere questi vecchi film lascia anche una consapevolezza: non erano tempi migliori dei nostri. Di sicuro erano migliori, qualche volta, i registi; migliori, spesso, le storie; migliori, quasi sempre, gli attori. E non c'era bisogno di coca e pocorn per sentirsi grandi.