3.12.13

Sleeping with ghosts

Frequentare una Casa Protetta per anziani è destabilizzante.
Mette in dubbio le poche certezze che uno aveva faticosamente accumulato negli anni passati. Grida disumane che non hanno nessuna reale ragione, se non la non-ragione; ombre lontane dello splendore che fu, sperso e sparso nei capricci infantili in un involucro che invece suggerirebbe altre considerazioni; l'odore del disinfettante che, a te esterno, rimane addosso come stimmate nell'olfatto e negli abiti, per non parlare dello spirito. La guerra delle curiosità delle altre su come sia il mondo "fuori", quando la riaccompagni dentro. Capannelli che tra un'ora neppure si ricorderanno di aver ascoltato. Improbabili caffè che alla ospite sembrano nettare, da macchine troppo complicate per chi di complicazioni non ha certo bisogno. Occhi spersi tra gli spettri dei ricordi che non vengono giù.
Fantasmi, nella mente delle persone care: che, quando ti riconoscono, anzi, se ti riconoscono, magari sanno di te il nome, ma certo non più il tuo averci un giorno convissuto.
Lo strazio di un saluto che non è mai abbastanza lungo rispetto ai rimpianti.
Del resto, è stata l'unica scelta possibile: nulla resta, se non quel sottile dolore  che, quando esco da lì, nessun fumo di nessuna sigaretta, nessun sapore di nessuna caramella, nessun caffè, niente, che riesca a cancellarlo. Quello rimane, come uno sparo nell'anima.
Grido, sottovoce. Dove diavolo è la tessera del parcheggio?

17 commenti:

  1. A volte quella è l'unica opzione possibile, anche se è difficile mettere a tacere disagio e senso di colpa.

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    1. Infatti, Pyperita: io, a distanza di un anno e mezzo, mi sento assalire da dubbi, ma poi ripenso al fatto di non avere alternative praticabili e concrete. In tanti mi parlavano di badanti, ma con quello che ho visto mentre mi si imponeva la scelta si sono sciolti i dubbi. Anche se vivo esattamente come hai scritto tu.

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  2. Perché perché perché perché perché....
    Com'é che tutto mi si sfascia davanti con una prospettiva in dissolvenza di cui non riesco a comprendere il senso, lo scopo, il perché...
    Com'é che non esiste più un solo aspetto dell'esistenza che mi dia speranza, che mi sia consolazione futura o almeno illusione di riscatto?
    Massimo, dimmi che usciremo dall'incubo e la vita ci tornerà a sembrare (almeno), degna di esser vissuta fino alla fine.
    Così no, è un dolore che non so neanche leggere, senza aver voglia di urlare con te.
    La tessera del parcheggio, almeno quella...(c...o!)

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    1. Ross, ti dirò che a volte mi sembra (se i ricordi liceali sono validi) di essere un novello Jacopo Ortis. In buona compagnia, vedo. Infatti eviterò come la peste di leggerlo...a volte mi chiedo perchè non siamo come quelli che si beano con i libri di Volo, le canzoni dei Modà, i film con De Sica (figlio, ovvio) e Porta a Porta?

      Ah, il parcheggio: quando poi inserisco la tessera, accanto al macchinozzo ci sono sempre dei simpatici senegalesi che col freddo di questi giorni meriterebbero altro che i pochi spiccioli di resto....

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    2. Pensa a una vita dove i senegalesi sostituissero macchinozzi e tessere:uno avrebbe il piacere di esser utile a chi ti è utile, una roba fra umano e umano, una roba che se non trovi il ticket per l'uscita magari insceni un alterco fra pari.
      Robotizzate le funzioni, l'uomo è sempre più solo.
      Tanto vale una vita da ghost: perdere la memoria così da non doversi ricordare più nemmeno se stessi.
      Nemmeno l'ansia o il dispiacere inquietante di essere dimenticati da chi ti ama e non lo sa più...
      Abbracciamo, Jacopo Ortis, ché questa vita è priva di serie conseguenze anche in questo.
      Però, almeno virtualmente esprimerci un affetto e una vicinanza ribelle, no?

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    3. E pensa, Ross, che qui i "moderati" in consiglio comunale firmano una interpellanza a settimana per farli cacciare dal parcheggio: invece ti indicano il posto libero, ti aiutano a smanovrare, li ho visti aiutare a spingere macchine in panne e, in cambio di una monetina che lasci, ti gratificano di sorrisi sinceri. Ieri pomeriggio ho lasciato loro un pacco di merendine, così, per empatia. Sono umani, loro, anche se nessuno si inchina al loro passaggio.

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  3. che tristezza. tra un po' di anni anche noi.

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    1. Eleonora, sempre se avremo la fortuna di potercelo permettere (chè se io mandavo mia mamma in un hotel di lusso in CinqueTerre o Costiera Amalfitana spendevo meno..)

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  4. Caro ConteMax, mi porti a pensare che fra quegli anziani e anziane ci sia una persona della tua vita e che l'esperienza tu l'abbia vissuta nella più totale immedesimazione, quella che produce l'empatia autentica da cui deriva la compassione.
    A me è successo di dover affidare mia madre a una casa di riposo (equivale a casa protetta?), ma siamo stati fortunati noi figli e nipoti e lei stessa. Una villetta con solo 20 ospiti, dove mia madre ritrovò il sorriso e la voglia di fare, dopo aver invece sofferto non poco in casa sua con una inevitabile badante.
    Si facevano tutte le feste comandate in quel posto, con fotografie e cartelloni, come a scuola. E si facevano anche le feste di compleanno, se i parenti avevano voglia di organizzarle. Così festeggiò i suoi ultimi compleanni mia madre, con i suoi compagni di sofferenza.
    Ti ho raccontato tutto questo, perché magari anche da te ci sono posti del genere, piccoli e accoglienti. Io piombavo lì senza preavviso alcuno e devo dire che trovavo mia madre vestita dignitosamente, come tutti, ma con i più le cose che le piacevano nel suo passato sfumato, come gli orecchini o la collana, per esempio.
    Coraggio, caro Max! Ti abbraccio con l'affetto degli antichi tempi, quando lungo il tuo fiume scorrevano meraviglie del tuo pensiero e della "tua" musica. Ti voglio bene.

    P.S. Mia madre è morta serenamente tre anni fa, nel sonno, e mi manca di più per ogni giorno che passa e la ricordo con dolcezza e dal suo ricordo mi arrivano buone ispirazioni, buone come i cibi che ci preparava.

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    1. Dora, amica carissima. Si, cambiano le etichette (riposo, protetta, residenza assistita) a seconda del servizio, ma il concetto è esattamente quello. Mia madre è in una struttura pubblica, il che offre non poche garanzie: e pensa che un motivo di tranquillità per me è stato proprio il fatto del libero ingresso per i visitatori dalle 8 alle 20. Poi se ripenso che quando l'ho portata era anoressica, disidradata ed aggressiva [anche con me], dopo tre mesi di clinica privata, lì mi sembra rinata. E come lei, tanti ospiti della struttura. Nel post precedente parlavo di Alberto, ma ognuno dei 20 ospiti del nucleo ha la sua singolarità: però l'insieme è quello che racconto qui. Avevo bisogno di gridare anche qui: sapevo di trovare conforto e calore umano che in tanti mi sapete regalare, sempre.

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  5. ... ti confesso mi hai coinvolto tantissimo, mi hai fatto commuovere.
    La tua è la testimonianza che avvalora la mia riflessione sul futuro di una persona che ormai sta al capolinea e non riesce a trovare una collocazione umana, una continuità affettiva, un calore umano che l' accompagnerà finchè non arriverà il momento umano di fine atto.
    Mi unisco al tuo grido, con la forza e la rabbia di chi tra non molto potrebbe essere una delle persone del limbo in cui si annebbiano i ricordi e le grandiose esperienze umane.
    Ti abbraccio forte forte carissimo figlio, un GRANDE è sempre GRANDE!
    O.T:
    Ho postato con il mio calendario d'avvento anche uno stralcio del tuo Sleeping with Gost, questo tema merita una divulgazione "massiccia".
    Grazie, ti sono grata, you are my real friend that I love more and more!

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    1. Cle, non so se merito tanto. Ti confesso che sul funzionamento delle strutture c'è, da un lato, molto silenzio: a livello mediatico fanno notizia quei casi disumani che ogni tanto vengono a galla, occupano qualche ora di tivvì e qualche pagina di giornale per un giorno o due. Mentre c'è silenzio sulle tante, tantissimie strutture dove si affidano i nostri cari sempre "sperando che". Qui nella mia regione si fa tanto, ci sono i fondi regionali per la non autosufficienza senza i quali io per primo sarei alla disperazione. Poi, la natura pubblica della struttura fa si che ci sia anche spazio per aiutare noi "caregivers": non a caso, ci sono anche sedute settimanali di supporto psicologico. A dimostrazione che la destabilizzazione non è un fenomeno soggettivo, ma una dura realtà oggettiva con cui in tanti dobbiamo confrontarci. Io ti ringrazio per il conforto che le tua parole hanno saputo infondermi, come quelle di tutti quelli che hanno lasciato qui la loro idea: piccole cose che lasciano spazio ad una tregua di pensieri comunque tristi.

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    2. ... ti meriti di più, te lo assicuro :-)
      Certo, voi avete la fortuna di vivere in una terra che è molto sensibile ai problemi umani. Mi piace tantissimo il vostro modo di affrontarli guardandoli direttamente senza nasconderli "sotto il tappeto". Sapete prendendo ottime iniziativi che aiutano a migliorare la vita.
      Le anime nere non mancano anche lì, ma sapete fronteggiarle senza pigrizia o complicità.
      Qui niente di tutto questo.... purtroppo...
      Buona giornata, mio caro Conte :-)

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  6. Talmente commovente e amaro che non so che dire.
    Solo un suggerimento di lettura, che, sono sicura, apprezzerai.
    Un bacio lieve a lei e un abbraccio fraterno a te.

    QUI

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  7. Linda cara, intanto grazie per il consiglio di lettura, ne faccio tesoro. E l'abbraccio lo tengo caro e prezioso, ovviamente ricambiandolo.

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  8. Caro Massimo, è una delle prove più dure che si possano affrontare. Io ho avuto esperienza prima per mia madre e poi per mia moglie. Abbiamo avuto fortuna, due residenze, una accettabile e un'altra magnifica. Eppure corsi il rischio che mia madre finisse in un lager, poi chiuso. Mi insospettì la differenza tra il curatissimo salone al pubblico e le povere camere che sbirciai
    La prova è dura e per me era anche difficile sapere come comportarsi in queste strutture dagli equilibri sempre sul punto di rompersi. Questo ti spezza, la consapevolezza dell'impotenza. Un abbraccio caro amico.

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  9. Ciao Paolo. Ho saputo solo adesso (tempo tiranno, più problemi varii) del tuo recente lutto e ti abbraccio fraternamente.
    Tornando al post, io invece ho la fortuna, come dicevo, che nella struttura c'è libero accesso sia come orario che come luoghi, e nella roulette dei posti liberi mia madre è finita negli spazi ristruuturati di recente, e con standard elevatissimi rispetto alla clinica privata delle prime cure ed alla RSA dove teoricamente avrebbero dovuto rimetterla un po' in sesto (teoricamente, dato che in pratica in tre mesi me l'hanno restituita anoressica, disidratata, aggressiva con chiunque):
    Ed hai ragione, sono comunque cose che ti spezzano e verso cui sei diperatamente spettatore inerme.

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