1.6.07

33 & 1/3


"Dicono tutti che le mie canzoni hanno contribuito all'emancipazione femminile, ma all'epoca non ero davvero consapevole. Nella mia carriera non ho mai sentito che l'essere donna fosse un ostacolo o un vantaggio. Ho sempre pensato di essere ben accetta o respinta solo per quello che facevo"
(Carole King, da “L’Espresso” – febbraio 2004)

Ci sono Artisti che entrano nel cuore, nella memoria, nel Mito, nella leggenda, o più semplicemente sotto pelle, quindi nella Vita, con una canzone, con un album, con una riga di musica o parole: Carole ci è entrata con una collezione di canzoni intime e raffinate, che rappresentano, come dice lei stessa nella title track, la visione comune di chi puo’ affermare con sincerità che “la mia vita è stata un arazzo dalle mille sfumature, una visione duratura e cangiante”.
Quando esce "Tapestry" (siamo nel 1971) Carole King, a 29 anni, è già una giovanissima veterana, almeno come autrice: un brano scritto da lei ed inciso dalle Shirelles, “Will You Love Me Tomorrow”, ha spopolato nelle classifiche del 1960; ed in coppia con l'ex marito Gerry Goffin, ha scritto per Aretha Franklin, i Monkees, i Drifters, i Cookies, gli Animals e molti altri (addirittura la loro baby sitter, la diciassettenne Little Eva, resa milionaria da “The Locomotion”….); ragazzina prodigio dalle molte amicizie ed amori (Paul Simon, James Taylor, Neil Sedaka che nel '59 le aveva dedicato la celebre "Oh! Carol"), arriva alla soglia dei trent'anni con un grande bagaglio di esperienze e successi professionali, ma senza aver mai assaporato in prima persona la grande fama presso il pubblico, anche a causa di una forte paura del palcoscenico. E’invece una esordiente come artista solista (ha all'attivo solo un album, "Writer", ignorato dal pubblico). Per "Tapestry", Carole si gioca il tutto per tutto: nella sua tappezzeria recupera appunto “Will You Still Love Me Tomorrow", ed altre canzoni celebri, come "You've Got A Friend", portata al successo da James Taylor, o "(You Make Me Feel Like) A Natural Woman", resa celebre da Aretha Franklin. Furbizia commerciale, come sostiene qualcuno, o desiderio di affermare la genuinità della propria ispirazione? Non dovrebbero esserci dubbi, è un album che trasuda personalità fortissima e coesione intimamente connessa con la personalità dell'artista. E la conferma è proprio nei brani nuovi, scritti appositamente dalla autrice King per la interprete Carole, canzoni che fanno breccia, si insinuano appunto sotto pelle: si va dal frizzante r&b di "I Feel The Earth Move", al vibrante e luminoso gospel di "Way Over Yonder", alla devastante dolcezza pianistica di "So Far Away" o della title-track, il ritmo felpato e jazzato di “It's Too Late” (disco dell’anno, che come singolo spopola per radio e classifiche), la solidità melodica di “Home Again”, l'intreccio delicato della celeberrima “You've Got A Friend”, l’inno della riscoperta di un valore intimista come l’amicizia disinteressata (e trasversale) tra i sessi.

“Quando sei giù, quando sei nei guai
e hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano
e niente, niente va bene,
chiudi gli occhi e pensami
e presto sarò là
a rischiarare le tue notti buie
devi solo chiamarmi
e sai che dovunque io sia
verrò di corsa, baby
per vederti di nuovo.
Inverno, estate, primavera o autunno
tutto ciò che devi fare è chiamare
e io ci sarò,
tu hai un amica”


In tutti i brani, corredati da arrangiamenti asciutti e discreti, la spina dorsale restano il pianoforte e la voce di Carole, ma sono decisivi anche gli interventi di chitarra acustica di Taylor, la chitarra solista di Danny Kortchmar, il basso asciutto di Charles Larkey, già compagni di gruppo nei City.E poi, lei, la sua voce limpida e acuta, che puo’ sembrare troppo educata, ma che si sa animare e colorare di impreviste sfumature, come nella sarcastica "Smackwater Jack" o nella già citata, splendida "Way Over Yonder". Carole vince la sfida della ribalta, dimostrando di essere un'interprete autentica, oltre che una ottima autrice, pienamente all'altezza delle proprie canzoni. Del resto le sue doti di autrice non sono mai state né in discussione e, forse, mai così brillanti: una scrittura leggera e assieme efficace, che sa impreziosire brani pop con disarmanti virate jazzistiche.L’album ha un immediato, clamoroso e meritato successo, anche per la sintonia con gli umori di un’ epoca. Molti hanno detto che "Tapestry" era la colonna sonora ideale per il doloroso risveglio dagli anni '60 e la fine del sogno hippy: Carole, più rassicurante di altri cantori del proprio intimo e privato, culla l’ascoltatore ricordandoci o insegnandoci che, anche nei momenti peggiori, "abbiamo un amico" disposto a correre in nostro aiuto. Un album che non cambia la vita di Carole nei rapporti col pubblico: lei vive in riservata discrezione, non è e non sarà mai una rockstar: lascia che siano le sue canzoni a parlare per lei.Un album da ascoltare sfasciati su un divano, occhi chiusi, un biglietto di un viaggio in tasca, un telefono tra le mani appeso tra una chiamata sfortunatamente non fatta ed una che vorresti fare ma non puoi, una sigaretta che potrebbe essere l'ultima della sera o la prima della notte.Un album intimo e raffinato, opera di una cantautrice di grande sensibilità che parla di sentimenti con semplicità e tatto; ma anche una perfetta macchina da classifica, un disco in grado di imporsi sulle radio e sugli scaffali dei negozi. Ecco, "Tapestry" di Carole King è tutte e due le cose contemporaneamente: e già in questo equilibrio c'è la grandezza di questo album. Uno dei rari casi di pop con l'anima, testimonianza più che mai vitale di un'età dell'oro in cui era possibile essere leggeri ma non superficiali, semplici ma non insulsi. E ancora oggi ci sono molte ragazze, da Norah Jones ad Alanis Morissette, che devono sicuramente qualcosa a Carole e al suo pianoforte.
Una foto non sbiadita nell’album di famiglia.


2 commenti:

  1. Sì, armonie di suoni e note da toccare ad occhi chiusi...e intanto negli occhi senti sciogliere i colori del cielo.

    Emozione pura questo post...

    un bacio

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