17.6.11

Quattro Si

Quest’anno giocavo sul sicuro, dopo aver saputo che avrei avuto un seggio al femminile: al limite, al lunedi sera avrei potuto avere anch’io “le mie cose”. La tensione, altissima, era dovuta ad altre cause: in primis, il raggiungimento del quorum. Ore ed ore di volantini, di mail spedite a chi sapevo incerto, di banchetti davanti al supermercato, e le fughe di fronte alla pioggia improvvisa, di colloqui coi vicini di casa, le amiche di mamme e suocere, con gli amici dei figli, ecc.ecc. , le 72 ore dentro la scuola sede del seggio: tutto questo non poteva finire nel nulla, non un’altra volta ancora.

Sabato. Arrivo nella scuola, le solite sei sezioni, un clima, tra presidenti, quasi da primo giorno di scuola mentre arrivano anche gli altri componenti dei seggi. Gente che si conosce, saluti, battute. Ci sono un paio di dipendenti comunali che probabilmente sono in questo seggio dai tempi del referendum Repubblica-monarchia, perché conoscono tutti e tutti li conoscono. Poi i Carabinieri, che mi chiedono i documenti e compilano un verbale in cui sento risuonare un “ivi residente” che suona come un viaggio nel tempo, un po’ come le matite copiative, od il timbro, che è proprio uno  -non “come”, proprio “uno”-  di quelli che si vedono nei film di Sordi o Totò, o la scritta “lembo da umettare” sulle buste. E ben dodici nomine di rappresentanti di lista: ovviamente, voteranno nel mio seggio, quindi un quorum del 3% in partenza è già assicurato. Validazione delle schede, scrutatrici bravissime, veloci ed efficienti –ovvio, sono donne- ed il sabato si chiude qui, si infila (quasi) tutto in buste, chiuse e firmate; si sigillano e firmano le urne; si mette lo scotch perfino sulle finestre, sulla porta chiusa a chiave, chiave che mi devo portare a casa: nessuno può entrare nella notte. Cosa dovrebbero entrare a fare, poi?
Discuto col vigile urbano  -a proposito di fuga dei cervelli: fisicamente una specie di Dino Risi ma col cervello di Gasparri, avrei preferito il contrario-  sulla opportunità di lasciar parcheggiare dentro il cortile della scuola o meno [lui sostiene di no, io ribadisco che chi accompagna elettori fisicamente impediti deve essere agevolato, che non è un “favore” ma un “diritto”: poi dopo che ho contribuito ad organizzare il Taxiquorum ci mancherebbe altro…]. Appuntamento per la domenica mattina, tutti qui alle 7.50 che almeno abbiamo il tempo di mangiarci le brioches calde che come presidente gentilmente offrirò alle mie vittime…

Domenica. Finalmente, ore 8 e si vota: in verità, c’erano due elettori che evidentemente credevano si votasse dalle 7, mi hanno guardato con odio quando ho detto loro di aspettare: mi sembrerà ovvio farli partecipi delle pastarelle…Spalanchiamo le finestre per il caldo (come faranno i ragazzi nelle ore di scuola?), e già alle 9 ci sono i primi cenni di coda, ne  traggo buoni auspici. Mi emoziono quando viene a votare un signore, classe 1917, che mentre ritira le schede racconta del suo primo voto da cittadino libero, proprio quello del referendum Repubblica-monarchia, del viaggio notturno con l’attraversamento clandestino a Ventimiglia, col dubbio atroce di essere arrestato come disertore: difficile non sentirsi quella improvvisa sensazione di umido a solcare la guancia. Lo abbraccio, lo ringrazio, sa di libertà conquistata a caro prezzo. Andatevene al mare, coglioni, non meritate un paese civile.
Porto il fonogramma con l’affluenza delle ore 12 alla “comunale”: il mio 22% mi sembra addirittura esaltante, mentre lei ne approfitta per chiedermi se io sappia il nome del 22 orizzontale “musicista de L’Orfeo”. Intanto, uno dei CC ha preso di punta una mia scrutatrice, sono lì che caffeggiano alla macchinetta: l’armonia si spezzerà alle prime luci dell’alba del lunedi, quando viene a votare un trans: lei lo ammira per lo smalto delle unghie, mentre lui userebbe un lanciafiamme. Tra un elettore e l'altro si chiacchiera: ovviamente, essendo il più anziano, mi metto a raccontare un po’ di aneddoti, compreso quella scheda nulla di qualche referendum prima, dove il quesito originale era stato cancellato e sostituito da un lapidario “Ti scoperesti la scrutatrice bionda?”.
Le ragazze ridono, non indago sulle reazioni ad un eventuale ripetersi della causa di nullità del voto….
Ed alle 20.35 scene di giubilo: nel mio seggio si è raggiunto il quorum. Tra l’altro, il mr. 50%+1 è un ex consigliere comunale pidiellino: non sto neppure a raccontare il sapore che aveva la sigaretta che mi sono andato a fumare subito dopo.
Invece, alle 21.45 scatta l’Unità di Crisi: una elettrice con passeggino e neonato dalla voce particolarmente acuta al seguito ha dimenticato di ritirare cellulare e documenti. Una delle Maxi’s Angels  [così le ho ribattezzate: chiamarle “badanti” mi sembrava umiliante…] parte di scatto, la raggiunge mentre il groviglio di ruotine e pupo piangente oppone strenua resistenza all’essere alloggiato sul divanetto posteriore di una spettacolare Giulietta rosso Alfa. Impariamo così che il marito è incollato dalle sette di sera a guardare il GP: farò in tempo a vederne anch’io la fine, sperando che il referendum non faccia la fine delle Ferrari.

Lunedi. Bene: se persino il ministro degli Interni dice che il quorum si raggiungerà, l’aria frizzantina del mattino ha un sapore ancor più dolcedolce. Alle 7 arrivano i primi elettori, una coppia di ragazzi che evidentemente ha passato la notte al mare. Mi colpisce il fatto che abbiano una trentina d’anni e non più di quattro o cinque timbri sulla tessera: se mia figlia a 23 ne ha già collezionati 8, significa che arrivano anche dal mare dell’astensionismo. Decisamente incoraggiante. Mattina tranquilla, flusso incessante, alla fine i miei votanti saranno intorno al 68%; in termini assoluti, persino due in più rispetto alle Regionali di un anno fa. Mi colpisce la storia di una delle rappresentanti di lista: quando leggo che è di Lauria, e dico “ma è il paese di Rocco Papaleo” lei si apre in un sorriso, mi chiede se ho visto “Basilicata coast to coast” ed alla mia risposta affermativa –e con moolto gradimento- si illumina in un sorriso che definire solare è persino riduttivo. Abita qui in centro, è fidanzata con un pizzaiolo siciliano che abita a Bologna e gestisce una pizzeria in provincia di Modena: melting pot in salsa mediterranea, of course.
Ore 15: si scrutina. Nessun problema particolare, anzi, un piacevolissimo sottofondo autorizzato dal Presidente me medesimo, la scrutatrice-pianista ha sull’Ipad uno spettacolare “Piano Concerto opera 33” di Richter, ed è la prima volta che si fa lo spoglio ascoltando musica. E’ anche la prima volta che in 35 anni di seggio non trovo neppure una scheda bianca: bene, molto bene. I Si che variano dal 97,7% per abrogare il nucleare al 90,1 per cancellare il legittimo impedimento (e ripenso al mio Mr. Quorum: non più di tre pugnalate, ovviamente alle spalle, ma senza infierire).
Fine, si chiude: dalal radio notizie trionfali sul quorum raggiunto, restituisco la cassa di plastica [aka “la bara”] ai funzionari del comune e mi godo la vittoria. Arriva l’sms che annuncia la festa in piazza: ci andrei anche volentieri, se fossi sicuro della assenza di chi, nel mio partito, ancora una settimana fa invitava a votare No per l’acqua. Mi rivedo l’Albertone ed il suo “usscia via, brutta bertuccia!” : sulla strada di casa c’è una eccellente gelateria artigianale,  un cono ricotta&fichi mi semra una giusta celebrazione ed un adeguato risarcimento morale. Abbiamo vinto, e chi se lo scorda più, quel gelato?

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