3.2.14

Le Mura del pianto




Uscire dalla doccia e vedersi riflesso nello specchio grande non ha prezzo. Come vedere uno dei primi film di Dario Argento alle tre di notte e sei da solo in casa. Ma il dramma è che qui sono le 9 del mattino e di gente per casa ce n’è, e magari in attesa che tu finisca di occupare militarmente il bagno stesso. L’ orror vacui diventa horror allo stato puro quando vedo quella specie di colle toscano che spinge prepotente verso l’uscita dall’accappatoio: solo che sul colle toscano neve, vegetazione, boschi, terrapieni, ecc. sono sopra la crosta terrestre; nel mio colle personale invece ciò che fa spessore è sotto la crosta, un po’ come un ripieno di pasta sfoglia in cui uno chef approssimativo abbia cacciato dentro mezzo frigorifero.
Mumble mumble: che fare?
Ci provo. Io ci provo. Io ci provo seriamente questa volta. Vado a correre camminare sulle Mura. Che nella cittadella sono il miglior centro relax possibile: volete mettere un bello stare all’aria aperta, in mezzo a tigli ed altri alberi profumati, in estate le cicale col loro frinire a segnarti il tempo del passo?
La prima decisione dolorosa è il tirare fuori dal fondo della scarpiera le scarpe da ginnastica, praticamente nuove dato che in anni di possesso –ed è già grassa che sulla scatola non ci sia ancora il prezzo in lire- avranno percorso si e no due/tre chilometri ed un’ora scarsa di utilizzo. Ma ho la conformazione fisica da divano, non posso farci niente. In casa mi guardano tra lo sbigottito e [forse] il preoccupato, mentre gli sghignazzi sono malcelati da incitazioni sicuramente di facciata. Il Fantozzi che abita in me opta poi per una vecchia tuta in felpa con ancora le macchie di quando avevo dato il bianco in casa, uno smanicato che, prima, ho scoperto con sommo stupore persino-ancora- chiudersi, salvo poi crollare alla notizia che era quello di mio figlio, notoriamente un paio di taglie più di me;  una vecchia sciarpa di pregevole stampo cinese [€. 3 sulle bancarelle del mercato] ed un paio di guanti della stessa dinastia [€. 2,50 poi scontati a €.2 dal venditore mosso a pietà] completano l’assetto. Attacco me al lettore mp3, una playlist che dia un ritmo adeguato alla mia fisicità extradivanea (si, insomma, Nick Drake, il primo Cohen, la soave Norah Jones, gli Eagles di “Desperado” che trovo fortemente calzante come epigrafe). Perché, sulle Mura, quasi tutti hanno auricolari et similia, ed a giudicare dal passo altrui ci devono essere onde di seguaci di AC/DC, balli latini, discomusic anni ’70. Io no, io mi muovo sul ritmo incalzante di “Halleluiah”, ed è già anche troppo.
Eccomi. Io parto. Anche se il termine “parto”, osservando la panzotta, mi conduce al senso alto (e grasso) dei sinonimi pericolosi. Sembra quasi come al mare che non sai quando e come buttarti in acqua: mentre penso e ripenso, passano i veri runners. Sembra di essere in un albo della Marvel: tutine super tecniche, attillatissime, termiche-traspiranti, fluorescenti, bastoni da passeggio che secondo me nascondono spade laser. Sono comunque abbastanza sicuro che non sia l’aerodinamicità del loro abbigliamento od i bastoni a farli andare come razzi. E mentre dopo solo tre canzoni mi trascino stancamente, il fiato è un optional non disponibile, un gruppetto mi supera a velocità supersonica, parlando tranquillamente a voce alta dell’andamento giornaliero della borsa. Ma cavolo, riescono a correre ed allo stesso tempo a parlare? Rimango basito e mi arrendo. Così, accasciato su una panchina fredda come un minestrone in freezer, quando mi passa accanto un cagnolino malmesso che porta a spasso il suo padrone e mi guarda con quegli occhi languidi che solo un cane può, capisco che gli sto facendo pena. Io a lui.
Orgoglio e dignità: si, certo, ma anche la necessità di recuperare la macchina parcheggiata ad un numero imprecisato di imprecazioni di distanza. In viaggio di ritorno al punto di partenza, vedo i runners della Marvel, stavolta a cavallo del dibattito sulle tette rifatte  o meno di quella delle Iene, arrivare da dove erano venuti prima: alias, mi hanno doppiato, sconfitto ed umiliato. E non posso neppure paludarmi dietro l’alibi anagrafico: il più ciarliero sembra una versione sgonfia di Briatore, un altro il fratello muscoloso di Peppino di Capri ed un terzo era un mio prof al liceo. Salgo in macchina, ho la mobilità di un robottino e nel flettere le gambe per raggiungere la pedaliera ed incastrarmi sul sedile emetto un rantolo sofferente. Volevo perdere almeno un etto, ed invece sembro un tetris [più o meno] vivente. E neppure colorato.

13 commenti:

  1. Troppo bello questo post. Mi hai fatto sorridere di gusto!
    Se posso permettermi però non mollare, continua, con pazienza e forza. Vedrai che tra qualche settimana anche tu potrai correre.
    Ciao Max, ti abbraccio

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    1. Bene, sono contento che tu abbia sorriso. In quanto al mollare, dato che piove ininterrottamente da giorni, potrei pensare a fare il percorso in canoa, così rinforzo le braccia tonificate da anni di lancio di coriandoli.......

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  2. ah ah, che roba !! ma non la devi prendere così criticamente suvvia !!! quelle mura sono quanto di meglio, ah che nostalgia che ne ho, e poi pian pianino anche tu oltrepasserai la soglia del parlare mentre cammini(corri). piano piano ovviamente. e ti farà stare bene, anzi meglio, anzi molto meglio. lo giuro !

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    1. Eleonora, non sono critico, ma sanamente realista :-)
      Ma devo fare qualcosa, altrimenti le prossime volte mi vestirò avvolgendomi in un telo da tir.

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  3. Dai, che a me tocca il viale affollatissimo di Villa Pampili e pure la cyclette casalinga. Vuoi mettere perdere peso sulle tue belle mura cittadine?

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    1. Linda, di Villa Pamphili mi ricordo che quando ci bazzicai nei pomeriggi di una folle settimana romana, anni fa, era la pista ideale da slalom tra "ricordini" (spero solo) canini, avanzi di cibarie ormai dotate di vita propria, ed il vento che portava con se siringhe....poi venne Uolter e mi dicono sia migliorata. Però il camminarci conduceva indubbiamente ad una bella agilità....
      [bello avere in casa la cyclette: i vestiti ci stanno appesi che è un bijoux]

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  4. Coraggio, puoi farcela. Runners non si nasce, si diventa.
    Un passo dopo l'altro e un giorno dopo l'altro.
    Come dice nellabrezza, garantito che già dopo una settimana/dieci giorni, non solo migliora il fiato, ma inzierai a sentirti così bene da non voler più smettere (sì, l'ossigeno è una droga: più ne assumi e più aumenta il fabbisogno...)

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    1. Ross, in effetti a vedere certe facce lassù danno l'impressione di essere un po' "fattoidi": fatto sta che quando te li vedi passare e ripassare (e manco sudano, i vigliacchi...) ti viene voglia di sgambettarli....

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  5. Grazie Max, mi hai fatto sorridere!
    Se hai deciso di fare un po' di moto, alla Fantazzi o al modo di quei "fatto idi" che hai incontrato lì, fallo tranquillamente, anche loro non hanno un corpo perfetto, se si tiene presente che la materia grigia è parte importante del corpo umano. ;-)
    Una regola che seguo da tempo:
    Non ci si deve guardare proprio allo specchio,vedersi per radersi o per altre necessità,quello si. Quando non lo facciamo sempre non è facile accettarsi, l'aggiornamento frequente ai cambiamenti della nostra immagine ce la rende più bella. (Almeno non spaventosa)
    Salutone

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  6. Cle, l'obiettivo era proprio quello di essere un po' meno serioso (modo elegante di dire rompic...) del solito. D'accordo sulla abolizione degli specchi: la loro esistenza mi impedisce, quando mi vede uno, di afferrare in pieno il senso dell'armonia del Creato. Poi dice che uno diventa ateo.......

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  7. (l'anonimo sono io. Devo fare un corso di autostima)

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  8. Sto ridendo divertita Max, hai descritto mio marito che una tantum ulula e va a fare 5 giri di Piazza D'Armi con l'intento di perdere un etto e al rientro somiglia a uno che ha fatto la traversata del deserto sotto la pioggia...ma non puoi levare lo specchio lungo? ;-))

    Ha ragione Cle, guardarsi allo specchio con uno spirito retrodatato ci mette solo di cattivo umore, scordiamo che gli anni sono il nostro bagaglio non solo mentale ma anche fisico, con tutti gli annessi e connessi...specie se la buona tavola ci tenta ;-))

    Buon fine settimana Max
    Tina

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  9. Ciao Tina. Beh, contento di aver contribuito al tuo buonumore...in quanto al tuo spos, beh, digli pure che ha tutta la mia piena solidarietà. In quanto alla buona tavola, diciamo che abbiamo un concetto molto soggettivo di "corretta alimentazione".... :-)

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