30.3.15

“Noi siamo stati sconfitti, ma abbiamo vissuto una stagione straordinaria, che ha fatto crescere un'esperienza di milioni di persone che hanno fatto politica cambiando il paese, democratizzandolo. E, poi, il nostro orizzonte non guardava solo all'Italia: eravamo parte di un mondo e di una pratica collettiva alta e vitale in tante parti del pianeta. Quando sono andato in Vietnam e sono sceso nelle città sotterranee costruite per sfuggire ai bombardamenti americani, io in quei cunicoli bui divisi da muri di fango mi sentivo in uno spazio aperto e illuminato da una lotta creativa. Oggi, a volte, l'orizzonte della politica mi sembra diventato più piccolo e angusto e non vedo una risposta all'altezza degli eventi che sono maturati”.

Buon Centesimo Compleanno, Compagno Pietro!




7 commenti:

  1. "...l'orizzonte della politica mi sembra diventato più piccolo e angusto..."

    Così piccolo e angusto che risulta impossibile intravvederne uno.
    Ciò che oggi è davanti ai nostri occhi, ciò che vediamo chiaramente, è tutto fuorché "politica".
    Sono affari, per lo più loschi e in stile 'ndranghetista (con tutto il dovuto rispetto per le 'ndrine, che hanno delle loro proprie ragioni). Sono violazioni di legge, artifici societari e contabili, parternariati e accordi stretti a beneficio di soggetti terzi conclusi da figuranti pronti a giurare che la mamma ha fatto gli gnocchi tutti i giorni della settimana pur di fare il simpaticone a scuola.
    Per fare "politica", nel senso più bello della parola, servono uomini che sanno costruire un pensiero e dibatterlo, offrirlo, metterlo a disposizione in un rapporto dialettico senza aspettarsene una qualche conclusione per forza.
    Questi uomini mancano, non ci sono, per pensarne uno dobbiamo tornare indietro con la memoria e uomini come Ingrao quasi intimoriscono per ciò che sono e ciò che hanno dato al dibattito politico di questo paese.
    Sgomenta il pensiero di doverli oggi cercare sui libri per sentire ancora le loro voci, unico modo di sopravvivere al deserto del pensiero che se è, è sempre "politico".
    A volte dico che dobbiamo salvare tutti i libri che possiamo finché possiamo.
    Spariti quelli che ci parlano ancora, anche il nostro pensiero potrebbe spegnersi.

    RispondiElimina
  2. Esattamente, Ross: comitati di affari che sfruttano la buona fede (ed in certi casi l'ignoranza) del popolo bue, facendogli credere di essere sovrano. Tu che conosci un po' il mio iter politico, sappi che attualmente sono apolide: ho restituito con sdegno la tessera PD il giorno dopo il tradimento dei 101 grandi elettori che impallinarono Romano Prodi sulla strada minata verso il Quirinale due anni fa. E come me, in tanti. Non in quanto deluso/i rispetto alle aspettative create dalla scelta a parole riformista del partito, ma in quanto depredati da quel senso di appartenenza e dignità morale ed etica che mi/ci aveva contraddistinto dagli albori dell'interese per la politica. Qui dalle mie parti (e nella mia schiera di amici e conoscenti) c'era tutta una brigata di Compagni nati e cresciuti a pane salsiccia e Feste dell'Unità col giornale sotto braccio e la corsa ad appenderlo in bacheca la mattina presto e portarlo a casa la domenica mattina: quando vedi che adesso alle feste si fa spazio ai catering, alle cooperative che forniscono i volontari dopo (spero) regolare convenzione, capisci che un mondo è morto e sepolto. Rimangono i furbetti,quelli che non hanno letto un libro in vita loro e quando parli loro delle scuole di politica, dei dibattiti nelle sezioni, dei cineforum, ti guardano con aria tra lo schifato ed il pietismo. Quando hanno chiuso il circolo dove ero iscritto, i libri li volevano buttare via: per fortuna siamo riusciti a traslocarli presso un paio di scuole, ad una latro circolo sopravvissuto, oltre a portarci a casa qualche pezzo di storia da tramandare ai posteri (io per esempio ho potuto riprendere i libri fotografici editi da "L'Unità" sulla storia della Repubblica ed una decina di titoli assortiti di Giorgio Amendola...).
    Quindi, tornando al compleanno di Ingrao, compagno che per storia personale ed impegno morale prima ancora che politico non è secondo a nessuno, mi chiedo quanto più poveri siano quelli che leggeranno al massimo su wikiqualcosa che è un politico italiano e poche altre amenità, quando invece è uno degli ultimi simboli di cultore del Pensiero.

    RispondiElimina
  3. Si siamo stati sconfitti. Dal grande capitale che vince facendo perno sull egoismo e sulle frustrazioni e sull ignoranza del genere umano, oggi più forti che prima. Ma più che uomini di pensiero servono persone che sappiano agire, persone pratiche ed oneste. Finiamola di tagliare alberi perché siamo ridotti in carta da imbrattare in politichese.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chapeau! E mentre tu scrivevi questo, leggevo pure lo sfogo della scienzato Elena Cattaneo sui "troppi ignoranti che siedono in Parlamento": ignoranti su molto, ma rapaci su tanto altro....

      Elimina
  4. Concordo con Ross e aggiungo
    Servirebbe portare uomini come Ingrao nelle scuole materne e fargli raccontare i suoi splendidi 100 anni di storia di questo martoriato Paese.
    Ha visto nascere e morire il PCI, ha visto nascere e morire Berlinguer, ha visto nascere e morire L'UNITA' fondata da Gramsci, ha visto nascere i movimenti e li ha visti morire, ora sta vedendo morire il pensiero collettivo a favore del pensiero unico.
    Gianbattista Vico ha avuto ragione, a cicli costanti la storia si ripete, sto guardando come sono nate le dittature, un pirla al potere e un popolo di pecore belanti.
    BUON COMPLEANNO COMPAGNO INGRAO, HASTA SIEMPRE.
    Buona serata Max ;-))
    Tina

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tina, e se non sbaglio fu anche Presidente della Camera in un momento molto buio della nostra Storia, quando in posti di responsabilità occorrevano persone di alto spessore politico e morale. Una candela accesa nella notte della Repubblica.

      Elimina
  5. non posso che condividere le sue considerazioni
    buona sera
    sulfureo

    RispondiElimina