16.5.12

Quello che [io non] ho


È un'illusione che le foto si facciano con la macchina.... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa. [Henri Cartier-Bresson]


SULLA scia di “Quello che [non] ho”,  anch’io mi sono scelto una parola, dato che nessuno mi inviterà mai in trasmissione, ma trovo l’idea stimolante. 

E la mia parola è FOTOGRAFIA.

Perché, quindi, quella frase del Maestro? Perché è da una vita che mi pongo il solito quesito sull’uso del mezzo, e sul rapporto che intercorre tra l’immagine finale e il pensiero che l’ha prodotta, se il risultato finale corrisponda alla dichiarazione di intenti, o invece accenda una luce su una sorta di verginità emozionale. Perché la macchina fotografica in sé non è che un mezzo, un attrezzo del mestiere per cui è indifferente scegliere quale utilizzare. Prevale il motivo che provoca la reazione occhio-cervello-cuore, per dirla alla HCB: cioè, rimane fondamentale il fotografo. 
C’è stato un tempo in cui c’era la rincorsa alla “macchina perfetta”:  gente che si svenava per comperare la macchina ultraprofessionale, corredata con le ottiche più prestigiose; e magari, per fare le stesse foto che avrebbe fatto con una macchinetta da quattro soldi. Tutto finalizzato alla “foto perfetta”. Siamo nella civiltà dell’immagine, ed i programmi di fotoritocco sono quelli che dilagano sulla maggior parte dei computer di chi si diletta anche di fotografia, oltre che divenire imbianchini bravi a verniciare di [improbabile] perfezione i soggetti che popolano le illustrazioni dei giornali.
Ma cos'è una foto perfetta?  Partiamo dal presupposto che la perfezione sia un assunto filosofico: non esiste se non come concetto astratto. Eppure la fotografia naturalistica ha sempre cercato la foto virtualmente perfetta, intesa come massima definizione possibile, luce diffusa in grado di esaltare il contrasto ed evidenziare il dettaglio, massima nitidezza e profondità di campo. Basta consultare un numero a caso di “National Geographic”, che per primo ha fatto della massima nitidezza una regola:  fino a che era in commercio la pellicola, i suoi fotografi usavano quasi esclusivamente Kodachrome. Ed è uno spettacolo, vedere primi piani di fenicotteri rosa o tetraoni delle praterie dove vengono evidenziate le singole piume, o le goccioline d'acqua su anfibi di ogni specie: colori saturi, luce perfetta. Paesaggi lunari alle porte di casa, o giochi di luce tra le fronde delle foreste nepalesi in cui si leggono i segni mistici della Creazione. Nitidezza, contrasto, saturazione, contributo dello sfocato: la “Foto Perfetta”.
Eppure, non è detto che  la perfezione sia sinonimo di espressione, e non è detto che dia emozioni: non sempre la perfezione emoziona. Nella ricerca della “Foto Perfetta” rischiamo di dimenticare che la fotografia, intesa come arte figurativa, deve esprimere ed emozionare, perchè altrimenti può interessare solo al suo autore, mai a qualcun altro. Se una fotografia non comunica nulla, non interesserà a nessuno: l'immagine dell'auto  che entra in zona pedonale, anche se perfetta, interesserà solo il vigile che mi spedirà la contravvenzione, ma dubito fortemente possa emozionarlo.
Un po’ come le attrici superliftate: bamboline perfette, ma difficilmente fanno provare emozioni. Per capirci, l’ultima Nicole Kidman: troppo pulita, troppo pettinata. Irreale come donna, irreali le foto che la ritraggono, sembra di tornare al liceo quando le suggestioni della filosofia insegnavano a considerare, complice Platone, le immagini come archetipi. 
Il fatto è che la foto perfetta descrive una realtà interessante perchè ci mostra quello che normalmente non è accessibile ai nostri sensi: per questo la guardiamo, per questo ci stupisce e ci interessa. Come di fronte alle cartoline delle nostre città, altre rispetto ai cieli perennemente azzurri, ai tramonti infuocati, alle acque azzurre dei corsi d’acqua che le attraversano.

L’emozione è un'altra cosa. 
Non attiene alla sfera della conoscenza, ma a quella dei sentimenti e dell'esperienza. Alla vita nella sua essenza. Guardando una foto, si ammira più di una semplice visuale, molto più delle forme e dei colori. La bellezza è altrove, è fondamentale, è istintivamente fondamentale. E' relativa al tempo, a quell’ istante reso immortale, il bacio parigino di Doisneau, il miliziano di Capa  sono momento incisi per l’eternità. La domanda da porsi è: perchè quell’ istante li, e non quello dopo, o quello prima… Ma questa è stata la decisione del fotografo.
Non sempre perfezione ed emozione vanno d'accordo, è un fatto. Ma forse è la definizione stessa ad essere sbagliata: semplicemente una foto perfetta non è necessariamente una immagine dal contrasto equilibrato che ci restituisce dovizia di particolari e che rispetta la regola dei terzi. Forse, a pensarci bene, non si può nemmeno dare una definizione di foto perfetta, perchè un'immagine fotografica, come un quadro, suscita un'emozione che non è misurabile ed è diversa per ciascuno, e allora ben vengano le regole di composizione, ben venga la tecnologia a darci una mano a scattare fotografie più equilibrate, a restituirci colori più puliti. Ma non dimentichiamo che tutte queste cose ci devono servire per trasmettere emozioni, e allora una foto è "perfetta" solo quando suscita un'emozione in molte persone. E' una definizione debole, ma è tutto quello che davvero si può dire.
Quando mi dilettavo e frequentavo un circolo, mi dava ai nervi sentirmi chiedere di tempi, diaframmi, ottiche usate, quando la massima soddisfazione era sentir dire “che bella!” di una foto magari sgranata, pure un po’ mossa, ma che restituiva la bellezza naturale di cui Madre Natura è capace nelle sue inesauribili forme.  Chè poi, pensiero finale, a rifletterci, solo la fotografia, tra tutte le discipline artistiche, è capace di materializzare i sentimenti dell’artista: più della stessa pittura, che richiede una tecnica per molti inavvicinabile. Più della scultura, che non può prescindere da una grande manualità. Dato che nessun pennello, nessuno scalpello, nessun attrezzo può essere più veloce dell’otturatore: e nella frazione di secondo che passa tra la pressione dell’indice e l’eternità ci rientrano bene o male le storie personali, la sensibilità, il gusto, la cultura, le emozioni, l'educazione, perchè no l'umore e lo stato d'anima di chi scatta. Ed è questo tempo brevissimo, un chiodo a fissare uno scorcio di immortalità, che “fa” la bellezza di una foto: una bellezza che non si ritrova da nessun’altra parte. 

25 commenti:

  1. interessantissimo questo pezzo sulla fotografia...devo tornarci su, merita diverse risposte.
    tuttavia non sono proprio d'accordo sulla ricerca di perfezione. per esempio la kidman...per me potrebbe essere un'emozione proprio vedere quanto irreale questa donna è riuscita a divenire, con le tecniche chirurgiche presumo...voglio dire che la foto perfetta sarà proprio contemplare (con orrore da parte mia) la lontananza dall'umanità (imperfetta) che si riesce a conseguire - magari senza averne l'intenzione. ciò che per alcuni sembra perfezione dei tratti, per altri denuncia l'irrealtà... sono stata spiegata? no, perchè è un argomento piuttosto vasto.
    anche io amo molto la fotografia. vederla e farla.

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  2. sono perfettamente d'accordo con tutta l'ultima parte del tuo post...sono assolutamente d'accordo che una foto è il miracolo dell'istante fermato !! e proprio quello e nessun altro e qualsiasi altro sarebbe stato diverso diverso diverso !
    hai visto la mostra di cartier bresson a roma dello scorso inverno? e quella di steve mccurry? noo...non puoi essertele perse no !!

    sapevi che doisneau ha detto che quella famosa foto non fu fatta per caso, ma che quei due erano modelli cui lui ha chiesto di posare in giro per la città ? che delusione quando l'ho saputo, tuttavia niente toglierà l'incanto a quella foto... io ne ho messo una grande riproduzione sulla mia scrivani in ufficio, pensa un pò te !

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    1. Ciao! Si, in effetti (discorso Kidman, avrei potuto dire le stesse cose al maschile per Rourke) quello sfascio cui si riducono molte persone inseguendo un mito della perfezione rende al meglio l'irrealtà, quella sfida che parte verso le leggi di natura e si riduce alla fine a travalicare il minimo sindacale del buon senso.

      Quello che mi dici di Doisneau un po' mi lascia deluso, poi penso che comunque , se anche costruita con l'uso di modelli in posa, ha comunque dietro un'idea, un progetto, e tutto quello che dico nel post: sono convinto che se gli stessi modelli avessero dovuto posare per altri fotografi, l'ìeffetto sarebbe stato diverso.
      "Quella" foto, tra l'altro, è un luogo dell'anima, quello in cui si possono ritrovare tutti quelli che amano sogni e sognatori, tutti quelli che amano l'amore, tutti quelli che amano Parigi, o più semplicemente tutti quelli che amano.

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  3. La fotografia è ARTE:
    questo dice tutto!!!
    Tutti gli artisti usano materiali e strumenti ma la loro genialità suscita emizioni in quelli che sanno interpretare, soggettivare o meglio interiorizzare il messagio che esprime l'opera d'arte.
    La "camera" non fa l'artista come non c'è riuscita la penna o il pennello!
    Accompagno un artista della fotografia da quasi cinquant'anni e io non so materialmente e letteralmente fotografare, vedi un po'!

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    1. Cle, evidentemente lui sa fare per tutti e due....Comunque, si, è ARTE, proprio come l'hai scritto tu, in maiuscolo. Penso alla Sicilia di Ferdinando Scianna, per fare un esempio solo: ci racconta un mondo che raramente è stato raccontato con tanta profondità.

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  4. Molto interessante il post, non sono in grado di fare un'analisi come la tua ma mi è piaciuto leggerlo.

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    1. Pyperita, ma tu sei una ragazza normale, non una pazza scatenata e logorroica come il sottoscritto...

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  5. considerazioni in ordine sparso:
    devo andare a vedere la mostra di cartier bresson qui a torino.
    prendo sempre tutti i depliant o leggo attentamente tutte le mail - l'ultima un'ora fa - che propongono corsi di fotografia e poi, puntualmente non mi iscrivo a nessuno.
    io ho qualche dubbio a definire ancora fotografie tutte quelle immagini che, attraverso programmi di ritocco, di variazione cromatica, di esaltazione del contrasto, di distorsione e via dicendo (e senza dare alcuna connotazione negativa a tutto ciò) vengono modificate, se non addirittura stravolte. dico semplicemente che questo è altro.

    a proposito ... hai visto cosa "conservavano", al quartier generale della kodak a rochester?!? solo un reattore nucleare ...

    http://www.corriere.it/esteri/12_maggio_16/sotterraneo-kodak-trovato-reattore-nucleare-new-york_fa9af856-9f43-11e1-b258-f2fcbb76be58.shtml

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    1. Elena cara, una mostra di HCB è una di quelle cose che ti segnano: ne vidi una anni fa a Bologna e la notte dopo non ci dormii, per dirti. Non erano foto, erano storie: tante, varie, filo comune l'emozione che trasmettevano e che ti restavano addosso come una scia di profumo. Profumo di vita, anche se scattate mezzo secolo prima.

      Sul fotoritocco esasperato, la penso esattamente come te: è una altra cosa, tout court.

      Ah, dici che quindi la celebre dominante azzurrognola delle pellicole Kodak ha finalmente trovato un perchè? [la notizia lascia perplessi, in effetti: come mascherare meglio fini inconfessabili, se non dietro un laboratorio di ricerca?]

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    2. anche io ne vidi una alcuni anni fa a roma ed una sezione era proprio dedicata alla città. un'altra parte era una galleria di ritratti.
      mi ricordo, ora che ci ho ripensato, che c'era una didascalia curiosa che puntualizzava il fatto che fosse nato vicino a parigi, ma fosse stato concepito a palermo.
      sarà stato il caldo di agosto, lo stupore di una città piena di turisti ma silenziosa e ferma in certi angoli appena al di fuori dei circuiti canonici, ma la sensazione era come di sospensione e, come dici tu, di essere entrata a contatto con delle storie, al di là delle immagini.

      [perplessi e alquanto allarmati ...]

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    3. Ecco, "sospensione": nel tempo, nello spazio, nell'aria. Proprio così.

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  6. Nn amo la fotografia. Le guardo certo, perché amo cercare l'imperfezione nel tempo di quell'attimo fermo per sempre. Seguire a ritroso la via della memoria per far posto a quello spazio "immobile" e quasi privo di vita, emozione e sentimento. Cerco il prima e il dopo quasi a volergli dare per forza un movimento.
    Ovviamente ritengo superfluo dire che una come me, che ama solo la "fotografia" della memoria, è assolutamente incapace di fare una fotografia "perfetta"!

    Baci Massimo :)

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    1. Beh, Missi, almeno risparmi su pellicola e sviluppo.......... :)

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  7. Mi piacerebbe poter commentare adeguatamente questo bel post, ma neanche io, come Missi, amo molto la fotografia; diciamo che le immagini più belle me le porto nel cuore e non solo per ignoranza della materia. Un abbraccio, carissimo.

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    1. Idem, come Missi: ma lo sai che amo scherzare, quando è possibile.

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  8. Grazie per la ragazza! :)

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    1. Come dicono dalle tue parti, "maddecchè?" E' oggettivo...

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  9. perfettamente d'accordo sulla foto di Doisneau...questa storia venne fuori al momento in cui chi possedeva l'originale lo mise in vendita in internet...pensa !... una mercificazione di un'icona.
    sì, non posso fare a meno di guardarla e di trovarci un mondo dentro...ci tocca così tanto perchè ci rammenta un'esperienza di sperdimento che ciascuno di noi ha fatto, prima o poi, nella vita !

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    1. NB. allora potrebbe essere anche una boutade tanto per mercanteggiare sul prezzo....il che conferma un antico principio che ho fatto mio anni fa: sempre distinguere le cose per il valore e non per il prezzo.

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  10. come e.l.e.n.a. anche io fatico a definire "fotografia" un'immagine sapientemente (o meno) ritoccata da programmi grafici a pc....insomma sono dell'idea che il momento fissato debba essere quello, non si deve edulcorare altrimenti non è la stessa cosa che hai fissato fotografando.
    sono alla ricerca dell'immagine perfetta, lo ammetto con piacere, ma non perfetta per i canoni tecnici che pure secondo me una buona fotografia deve contenere, bensì per l'appunto sul piano emozionale.
    quando riesco a fissare con un clic, la stessa cosa che in quel momento stanno guardando i miei occhi e mentre la guardo il cuore e la mente sentono profonda gioia, ecco quella per me è l'immagine perfetta.
    che può non esserlo per te che poi la guardi, perchè non hai vissuto il mio momento e non hai provato quella emozione. ma se riesco a trasmettertene anche solo una parte...ecco, sì, quella foto è perfetta :)

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  11. Max, ma da dove arriva un terremoto in Emilia!!!!

    Dicci come va e che è successo a Copparo? ( ci sono stato dal 1941 al 1951 )

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  12. Stanotte ti ho pensato.
    Spero tu non l'abbia presa come Piero: "Mi sono svegliato, il soppalco tremava. Mi son detto 'Tanto se è la mia ora...', e ho aspettato che passasse.

    Ti abbraccio

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  13. massimo mi auguro tu stia bene e così i tuoi cari.
    ... e a proposito di immagini, sto guardando immagini di ferrara :(((

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  14. Tutto bene, Masso?
    La scossa si è sentita molto forte anche qui a Padova.
    Facci sapere se puoi.
    Ciao. Ti abbraccio.
    Cri

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