10.12.13

Una donna di nome Maria

No, non c'entrano (o centrano? boh...) ispirazioni religiose o arrivi notturni col treno dal Sud. Maria è solo una delle ospiti: lei dice di avere 73 anni, ma a quanto pare sono diversi anni che lo dice. Incurante del meteo, passa i pomeriggi nel cortile della struttura, quello da cui si è obbligati a passare per accedere ai vari nuclei.
La prima cosa che colpisce in Maria sono i lineamenti: una Sioux capitata per sbaglio in pianura padana. O, come dice qualcuno più concreto di me, la sorella maggiore di Drupi (lo ricordate, vero? quello che cantava canzoni romantiche con la voce impastata di carta vetrata e, in apparenza, un qualche tiro di peyote....).
Quando arrivo, mi viene incontro, un filo di voce quasi fanciullesca: "Signore....ha una sigaretta per me?". Ovvio. Ma la cosa che mi affascina è che, mentre la fuma, si mette a danzare seguendo i volteggi del fumo stesso, prima le mani a dirigere una orchestra immaginaria, poi veri e proprii passi di danza. Non so che storia abbia, davvero: c'è chi dice sia una nobile decaduta, chi una parente in incognito di qualche "pezzo grosso", chi invece si chiude in una rigorosa riservatezza. Ma anche chi racconta di un passato in prigione,  o di una vita comunque movimentata. Il sottile confine tra credibilità ed incredulità, tra chi si inventa non sapendo nulla, e le invenzioni che la vita a volte affida ad un qualche sceneggiatore un po' giocherellone.
Un pomeriggio del settembre scorso si è invitata al tavolino con mia madre, quando avevo portato un vassoietto di pasticcini mignon alla frutta: 

"Signore....
"Dimmi, Maria"
"Posso assaggiarne una?"
e mia mamma tutta entusiasta, rivolta verso di me: "Si, si, si...pensa che anche lei ha perso la sua mamma e dobbiamo aiutarla".

Non so perchè, o forse lo so benissimo, ma mi è sembrato di essere tornato indietro nel tempo, quando mia figlia, alle elementari, chiamava a casa per una merenda la sua compagna di banco.
La fragilità nella sua apparenza più nascosta.

9 commenti:

  1. Hai la straordinaria abilità di riuscire a tratteggiare in poche righe l'unicità degli esseri che incroci ogni giorno.
    E' come se riuscissi a fotografare non tanto i volti, ma le anime di coloro che incontri.
    Ci vuole una notevole dose di empatia, una sensibilità finissima per "vedere" ciò che si guarda.
    Questa Maria, con le sue sembianze esotiche, le sue danze intorno al fumo di una sigaretta, il suo tempo fisso a una sola data, è raccontata in poche incisive pennellate che mentre la descrivono scatenano ondate di suggestioni emotive.
    Trova il tuo faro, appena puoi.
    Con la sensibilità che ti ritrovi potresti raccontare l'intensa differenza che esiste fra balena e balena, fra capodoglio e capodoglio.
    Sai fare anche delle foto bellissime, immagino.
    E' così, vero?
    Ne sono certa.
    Come sono certa che sono i volti a riuscirti meglio.
    O certi paesaggi mai anonimi per un dettaglio sulla destra...o in primo piano...chissà...
    Quante cose sai evocare, vedi?

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    1. Beh, Ross, in effetti la mia Contax ha visto passare attraverso sè diverse emozioni....mi manca il calore delle diapositive Agfachrome, che sapevano dare un incarnato mediterraneo anche alle ragazze crucchette e riempivano di verde anche prati spelacchiati...mi manca il sano bianco e nero Ilford che scavava i visi come il bulino di un orafo...

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  2. ... :-) e no caro Max, secondo me questa è proprio una Maria da presepe, non quello di Greggio naturalmente, ma se San Francesco fosse nostro contemporaneo avrebbe anche considerato lei ;-) !
    Anch'io leggendoti ho avuto la tua stessa sensazione, sono ritornata al mio vissuto di un tempo :'-)
    Ti abbraccio

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    1. ..ricambio l'abbraccio.. (te piace 'o presepe?)

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    2. ... è 'o chiu' belle presepie do munne, carissme Max!
      Un abbraccio a te, alla tua mammae alla ballerina, :-*

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  3. Arriva un punto in cui si diventa genitori dei propri genitori, per fortuna. O purtroppo.

    Un abbraccio, caro Max.

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  4. Linda, quanto è vero. E quanto mi sembrava impossibile quando lo sentivo raccontare dagli altri.

    Abbracciatissima tu quoque, carissima.

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  5. Caro Massimo, nella nostra libertà di uomini di essere luce o abominio, questo racconto fa una bella luce proprio natalizia. E' un chinarsi amorevolmente su una fragilità per sorreggerla; lo stesso gesto di Maria-Miriam verso il suo Bambino. Buon Natale nella luce.

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    1. Paolo, commento emozionante...non aggiungo altro, se non un grazie! di cuore.

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