1.12.11

Campanilismi

Qualche giorno fa, Akio, nel suo diario "A video spento", miniera di letture e riflessioni, ha citato un brano di Achille Campanile, vero e proprio Padre Nobile dell'umorismo e dell'ironia: qualunque libro suo è una fonte inesauribile di attrazione, intelligenza, divertimento.Esiste un sito a lui dedicato, una specie di buona cantina da cui il palato esce sempre soddisfatto ed appagato. Da lì, copio questa pagina dedicata al "famigerato" romanzo "Cuore" di De Amicis, una lettura che rasenta quasi l'horror in generale, e che nella critica di Campanile diventa uno di quei libri da leggere con una mano sola, l'altra essendo impegnata in gesti apotropaici. Buona lettura, quindi: un po' lunghetta, ma vale tutta fino in fondo, non escludendo le virgole.
____________



Le disgrazie di De Amicis non sono finite. L'ultima gli ècapitata alla TV, dove in un dibattito pare che qualcuno abbia parlato male dilui. Dico pare, perché ho letto lettere di protesta nei giornali. È un fattoche molto alla leggera oggi si stronca tutto quello che è passato.E in «Cuore» è molto facile trovare frasi che, scritte per commuovere, da parecchi annifanno sorridere e magari ridere. Quel mondo è una specie di Cottolengo, in cui i ragazzi sono pallidini e nonridono mai, molti hanno sempre l'aria spaventata, sembrano malatini, o hannogli occhi buoni e tristi; spesso i padri li battono, molti hanno fame ma nonhanno da mangiare, altri sono laceri e malaticci; le privazioni e le busse liintristiscono; qualcuno ha un braccio morto (perfino i bracci, morti!).

Gli uomini hanno una grande e severa barba nera e anch'essi non ridono mai. Lemaestre sono tutte dimagrate, i maestri hanno tutti qualche pelo bianco di piùnella barba; il maestro di quarta è zoppo, il maestro di ginnastica ha unacicatrice sul collo, il direttore della scuola è tutto vestito di nero(giurerei che è in lutto), sempre abbottonato fin sotto il mento (doveva essereallegro, a vedersi).

Quasi tutti sono o sembrano in lutto. Arriva il sovrintendente scolastico : «un signore con la barba bianca, vestito di nero». Anche il fratello di Enricoè malaticcio. Le madri sono quasi tutte malate. Enrico va a trovare un compagnodi scuola e nella stanza trova la di lui madre in un gran letto, malata, con unfazzoletto bianco intorno al capo: visione quasi spaventosa, che ricorderebbeun po' il lupo di Cappuccetto Rosso, se la situazione non fosse tutt'altra. «Li avete presi i due cucchiarini di siroppo?», le dice il figlio.

Il maestro difende uno scolaro dai compagni che lo malmenano: «Avete schernitoun disgraziato, percosso un debole che non si può difendere!»; non so quantola difesa possa far piacere al malmenato. Uno scolaro «si leva sempre ipeluzzi dai panni» (una classe di maniaci?); un altro cammina con le stampelle,essendo stato investito mentre salvava un compagno da investimento. «Anche lamaestra era triste, oggi»; tanto per far cosa nuova.

Nemmeno i personaggi dei racconti mensili si salvano: la piccola vedettalombarda: «Sono un trovatello!» (e poco manca che non aggiunga: «figlio ditrovatello, discendente da un'antica famiglia di trovatelli»).

Il maestro si ammala gravemente e mandano a sostituirlo un maestro vecchio cheè stato insegnante all'Istituto dei ciechi. La maestra di prima superiore, cosìpallida, e tossisce sempre! (Sta a vedere che muore anche lei). All'ex scolaroche, promosso, va in altra aula, dice con tristezza: «Non ti vedrò più nemmenpassare!». E ha anche una punta di sadismo: «Ha voluto rivedere il letto dovemi vide molto malato due anni fa. Lo ha guardato per un pezzo e non potevaparlare». (Ma è guarito! Capirei fosse morto. Sta benissimo, invece).

Enrico annota: «La scuola, senza il maestro dell' anno scorso, non mi par piùbella come prima». Sai quanto gli pareva bella, con l'altro maestro! Fortunache c'è il nuovo maestro, «con la sua voce grossa ma buona! ».

E il padre d'Enrico! Una specie di Barbariccia del «Corriere dei Piccoli»,sempre in agguato, per interloquire, far prediche, pronunziare frasi dal tonoleggermente sinistro. Fin dal primo giorno di scuola. Un ragazzo è investitodall'omnibus; e lui: «Una disgrazia! L'anno comincia male!». Non è soddisfattodel figlio. Gli scrive lunghe lettere: «Ancora non ti vedo andare a scuola conquel viso ridente che vorrei». È una bella pretesa, che il figlio vada ascuola col viso ridente! Va a curiosare fra le carte del ragazzo, glieleriempie con postille e annotazioni; dove il figlio parla della gioia dellaprima nevicata: «Voi festeggiate l'inverno, ma ci son ragazzi che non hanno né panniné scarpe, né fuoco... Pensate alle migliaia di creature a cui l'inverno portala miseria e la morte». E via, via, con un lungo elenco di disgrazie emiserie. Verissime, purtroppo. Ma il ragazzo non può nemmeno gioire per laprima nevicata. Il padre gli procura il magone.

Certe volte la predica non si basa nemmeno su fatti, ma su semplicisupposizioni: «Il tuo compagno Stardi non si lamenta mai del suo maestro, nesono certo...». E via, con una serie di confronti basati sulla supposizioneche Stardi non si lamenti.

Sempre pronto a intervenire. Ferma il figlio che sta per ripulire la spallieradove il muratorino in visita ha lasciato un'impronta di gesso. Potrebbe poispiegare al figlio: «L'ho fatto perché tu non lo mortificassi», e basta.Invece gli scrive una lunga missiva: «Lo sai figliolo, perché non volli cheripulissi il sofà? Perché il lavoro non insudicia, perché, ecc. ecc, icalli..., la vernice..., la calce..., la pozzolana... ». E pensa a tutto.Quando viene in visita il gobbino, segretamente fa scomparire dalla parete ilquadro che rappresenta Rigoletto, il buffone gobbo, perché l'ospite non loveda. S'immischia, va curiosando. Vede un capannello per la strada: «Cos'èstato?»; sempre per trame motivi d'insegnamento al figliolo.

Spia il figlio perfino dalla finestra. E poi gliene scrive lunghe lettere. Nongli da respiro: «Tu hai urtato una donna. Bada meglio a come cammini. La stradaè la casa di tutti. Tutte le volte che incontri un vecchio cadente, un povero,uno storpio con le stampelle... », e via, via, una lunga lista di persone a cuicedere il passo, sicché c'è da pensare che ben difficilmente il ragazzo potràfare un passo avanti, per la strada. E poi una serie d'incombenze cheassorbiranno completamente il tempo della gita e gl'impediranno di arrivaredove che sia, inchiodandolo al punto di partenza: raccogli il bastone alvecchio che l'ha lasciato cadere, sorreggi il debole che attraversa la strada,soccorri il fanciullo in pericolo, aiuta nelle ricerche chi ha smarrito qualchecosa...

La casistica è completa e particolareggiata: se vedi una persona a cui arrivaaddosso una carrozza, se è un bimbo tiralo via, se è un adulto avvertilo; sedue ragazzi rissano, va' a dividerli; se a rissare sono due adulti,allontanati; se passa un arrestato fra gli agenti, pensa che potrebb'essere uninnocente ingiustamente sospettato; se passa una lettiga d'ospedale, pensa checi potrebb'essere un moribondo; se passa un funerale, pensa che potrebb'esserequello di qualche persona a te cara.

E poi istruzioni e raccomandazioni relative ai ciechi, ai muti, ai rachitici,agli orfani, ai fanciulli abbandonati, a coloro che sono affetti da deformitàrepugnanti o ridicole, ecc. ecc; nessun possibile incontro è trascurato, e, perognuno, una particolare norma circa il modo di regolarsi.

E poi sono contemplati tutti i possibili casi che possano occorrere: spegnisempre ogni fiammifero acceso che trovi sui tuoi passi, che potrebbe costar lavita a qualcuno; rispondi a chi domanda la via; non guardare nessuno ridendo,non correre senza bisogno... Tutto è previsto, il ragazzo non avrà tempo peroccuparsi di nessuna faccenda propria, assorbito come sarà in continuazione dapiccole cure umanitarie; sempre occupato a raccattare cartacce, spegnerfiammiferi, sollevare persone sdrucciolate, divider litiganti, puntellarevecchi malfermi.

Un misto fra il giovane esploratore, il vigile stradale volontario, ilnetturbino dilettante, il pompiere d'occasione, la guida, il cicerone,l'interprete. E alla fine, nella lettera: «Rispetta la strada!». Anche lastrada! E poi: «E studiale, le strade! Studia la città dove vivi. Se domanifossi sbalestrato lontano... il ricordo dei luoghi dove movesti i primi passial fianco di tua madre... le vie dove provasti le prime commozioni...». E via,via; per concludere: «E quando la senti ingiuriare {la città), difendila! ».(Sempre a menar le mani!).
Passano i soldati. Predica sui soldati: «Voi dovete voler bene ai soldati,ragazzi. Sono i nostri difensori, quelli che andrebbero a farsi uccidere pernoi...». Giustissimo. Magari ci sono anche quelli che non andrebbero, sepotessero.
Comunque, oggi queste cose fanno ridere. E magari farebbero ridere anche leosservazioni sulla bandiera. Sulla patria. «Retorica! », si dice. E dellabandiera nessuno si ricorda più. E patria diventa un paese straniero, e perfinonemico. Magari si riverisce la bandiera d'un paese estero, e si irride allapropria. In Italia, beninteso. Che quelli di quegli altri paesi, queste cose lefanno fare e addirittura le esigono dagli altri; ma, per conto proprio, allapatria, alla bandiera (loro) credono.
Perfino durante le ore di lezione, il padre di Enrico, che evidentemente non haaltro da fare, continua ad aggirarsi intorno alla scuola. Scrive al figlio: «Aspettando l'uscita, io giro per le strade silenziose, intorno all'edifizio, eporgo l'orecchio alle finestre del pian terreno, chiuse dalle persiane».L'autentico Barbariccia di Tofano e del signor Bonaventura. «Da una finestrasento la voce d'una maestra che dice: "Ah! quel taglio di t! Non va,figliuol mio! Che ne direbbe tuo padre?" ».
Quanto agli svaghi, le uscite con la mamma sono fatte generalmente per portarbiancheria a donnepovere, o a visitar scolaretti malati. Un giorno, gran festa.Scrive il piccolo Enrico nel suo diario: «Oggi ho fatto vacanza, perché nonstavo bene, e mia madre mi ha condotto con sé all'Istituto dei ragazzirachitici, dov'è andata a raccomandare una bambina del portinaio». Da cui sideduce:
a) che la visita all'Istituto dei ragazzi rachitici è considerato dalla bravasignora una specie di ricostituente per bambini che non stanno bene;
b) che la bimba del portinaio del piccolo Enrico è rachitica. È ancora unapennellatina al quadro di zoppi, storpi, ciechi, gobbini, che circonda ilpiccolo e fortunato Enrico.
La maggior festa dell'anno, però, sembra essere il Giorno dei Morti. È l'unicaa cui è dedicato un capitolo, sotto forma di lettera della madre. Natale,Capodanno, passano sotto silenzio. Un po' di spazio è dedicato al Carnevale, maper farne racconto di disgrazie e oggetto di amare riflessioni. Del resto,questo è nel gusto del tempo. Ricordate il sonetto di Stecchetti: « Quando,lettrice mia, quando vedrai / impazzar per le strade il Carnevale, / oh, nonscordarti, non scordarti mai, / che c'è gente che muore all'ospedale». Unaspecie di promemoria: uno vede impazzar per le strade il Carnevale e dice: «Ah,c'è gente che muore all'ospedale». Il degente all'ospedale vede attraverso ivetri della finestra impazzar per le strade il Carnevale, e pensa: «Meno male!C'è gente che si ricorda di noi».
Come se non bastasse il padre, anche la madre scrive lettere al piccolo Enrico.Una sui ragazzi rachitici; un'altra sul giorno dei morti.
Eppure, da tutto questo brulichio di storpietti, gobbini, zoppi, infelici,ciechi; da tutte queste prediche, viene fuori un mondo che tocca il cuore. Chi,ragazzo, non ha pianto per qualcuna di queste pagine, per qualcuno di questipersonaggi? Un mondo intriso di lagrime, dove il sole quasi non brilla mai. Madove risplendono le idee di bontà, pietà, patria, bandiera nazionale, padre,madre, fratelli, scuola, maestri.
Oggi tutto è calpestato, irriso, contestato, come si dice. Non c'è più nessunGarrone, nessun Derossi, nessun piccolo patriota padovano, nessun Coretti,nessuna piccola vedetta lombarda, nessun piccolo scrivano fiorentino; o nessunoaspira ad esserlo. Si cercherebbero invano tipi come il tamburino sardo,l'infermiere di Tata, come il protagonista di «Dagli Appennini alle Ande». Omagari ce ne sono, ma pare che facciano ridere.
Oggi, di tutto quel mondo ingenuo, se volete, perfino buffo, in certi aspetti,pare che conti soltanto e sia apprezzato soltanto il tipo Franti. Ricordate ilpersonaggio Franti? «Franti, tu uccidi tua madre!», gli dice il maestro. «Equell'infame sorrise!». Oggi pare che sia apprezzato soltanto chi uccide, ovorrebbe uccidere, sua madre, suo padre, i fratelli, gl'insegnanti, la scuola,i vecchi, la patria.

                                                                   ACHILLE CAMPANILE

25 commenti:

  1. # Ross: eh si, eh [non a caso, l'ho chiamato "Padre Nobile". Oltretutto ho scoperto che i suoi libri costano pure poco e ne proporrò come regalo per natale ad un po' di gente]

    RispondiElimina
  2. strepitoso!
    ps1. grazie!
    ps2. campanile ora è negli economici Bur! ma le librerie non sono fornitissime di tutta la sua opera... con un certo orgoglio mi pregio di aver la sua opera integrale pubblicata a suo tempo da Bompiani (un po' più cara ma completa).

    RispondiElimina
  3. Lo so, lo so... tutto vero quel che dice, ma con pane e libro Cuore si poteva crescere sani e grati, forse un po' buonisti, ma in fondo, perché no?

    Comunque, un gran bel pezzo di critica letteraria, alla fine :)

    RispondiElimina
  4. Un punto di riferimento educativo, un modello per i nostri maestri e anche una sana lettura domestica. Ma erano i tempi del "Corriere dei Piccoli" di cui mi sono nutrita. Ora è un po' anacronistico come lettura, ora va studiato nel contesto storico di quegli anni molto lontani dai nostri.
    Capire il rimprovero della maestra sul taglio della "t" è impossibile per un bambino, penso che lo sia anche per un giovane: la calligrafia è una materia di cui non se ne ricorda nemmeno l'esistenza. Ma mi piace l'esempio del padre che segue suo figlio con amorevole curiosità e interesse anche perchè coinvolto nel rimprovero.
    I valori del Libro Cuore vanno ricercati rileggendolo accuratamente. Io lo farò

    RispondiElimina
  5. Lo conosco direi bene PC perchè appunto da mia madre mi arriva l'opera omnia pubblicata da Bompiani.
    Il libro Cuore credo abbia un suo valore solo se contestualizzato.
    Diversamente , credo sia questa la ragione dei nuovi ragazzi, non può nè interessare nè piacere...siamo 'vecchi' :)

    sherachediDeAmicisconsigliAmore&Ginnastica

    RispondiElimina
  6. E' splendido! Spassosissimo e anche molto vero! Quando parla del padre (Perfino durante le ore di lezione [...]continua ad aggirarsi intorno alla scuola) mi ha fatta sganasciare! Perché infatti quello che fin da piccola mi dava sui nervi è che non si sa perché in quella famiglia i genitori (e perfino la sorella), più che parlare al povero Enrico, non facevano altro che scrivergli interminabili prediche generatrici di sensi di colpa! Roba che se Enrico fosse stato in carne e ossa, sicuramente sarebbe finito a vita dallo psicanalista! Però è anche vero che ti parte la lacrima... a ognuno nel proprio punto: a me in "Sangue romagnolo" (racconto mensile): avevo 10 anni. Quanto piansi! Un effetto collaterale della mia lettura del libro "Cuore" è che per un po' di giorni dopo averlo letto, parlavo in quell'italiano "ottocentesco-deamicisiano" che sembravo il padre di Enrico! Sai che in tanti mi consigliano di leggere Campanile?

    RispondiElimina
  7. Bello, bello, bello, Campanile mon amour ;-))

    Sei riuscito a far continuare la mia allegria ;-))

    Sul libro cuore...obbligata a leggerlo nella scuola convitto, mi sono ben guardata dal comprarlo a mio figlio, mi sono sempre detta che, letto Cuore, se sei leggermente depresso ti tagli le vene ;-))
    E con questo abbiamo sistemato un'altro classico del lacrimevole ;-))

    Ora vado a leggermi Rossana su come non lasciarsi impietosire dai sacchetti gialli e dopo vado a prendere lezioni da Jack lo squartatore per fare a fette la casta ;-))

    Buona serata Masso ;-))

    RispondiElimina
  8. # Akio: hai in casa un capitale. Qui nella cittadella devi prenotare ed aspettare, ed alla opera omnia non sarei mai arrivato come dineros [1989, vero?] quando uscì, e quando avevo i dineros non era più reperibile.....

    RispondiElimina
  9. # Linda, ecco forse dove nasce il buonismo.. [si, casa di perfettini, ma sai che palle? Pensa se il povero Enrico fosse arrivato a casa con un cd degli Stones o di Frank Zappa...]

    RispondiElimina
  10. # Cle: no, mi dispiace, ma non lo rileggerei neppure con la pistola alla tempia. me ne regalarono una copia che pesava una quindicina di chili, tutta rilegata "perchè doveva durare" [infatti ce l'ho ancora, ma come ricordo. Mi massacrarono, con quel libro]. Piuttosto, mi rileggo mille volte Campanile.....

    RispondiElimina
  11. # Shera, si in effetti il tuo commento molto equilibrato fotografa bene la realtà, è un romanzo che va contestualizzato. Ma la recensione di campanile è spettacolare....Di "Amore e ginnastica" ricordo il film, ricco per me di effetti speciali, stupefacenti per l'epoca: Senta Berger..... ;-)

    maxchenelmentrescriveascoltailnuovovendittieglivienevogliadiroma

    RispondiElimina
  12. # Ilaria: mi hai fatto ridere tu, soprattutto con la storia del linguaggio ottocentesco...avrei voluto sentirti... :)

    RispondiElimina
  13. # Tina: in effetti, qualcuno direbbe che abbiamo "destrutturato" un classico, ridendone alle spalle. Beh. dai, la colpa è del buon caro vecchio Achille, noi siamo solo nella scia....

    E buon mattino a te!

    RispondiElimina
  14. In effetti, tra i ricordi dell'infanzia, c'è mio nonno, che veniva a leggermi "Cuore" e "Pinocchio" ai piedi del letto, quando avevo la febbre...

    A proposito, la febbre! Uno aveva l'influenza, e... zàcchete! Subito la purga (cosa c'entra?), e a letto immobile per tre giorni (perché?), coperto come se in camera tua ci fossero sette gradi sotto zero ("così sudi, sudare fa bene"), e soprattutto digiuno, in un'età nella quale mangeresti anche un cavallo. Sadismo della medicina di una volta...

    Risultato? Ho profondamente odiato per tutta la vita, sia Collodi, sia De Amicis.
    Mio nonno no. Lui lo adoravo.

    RispondiElimina
  15. Campanile lo rileggerei anch'io mille volte perchè mi è sempre piaciuto, ma odiando De Amicis, tanto che non mi è mai passato per la mente di leggerlo tutto ma solo quello nell'edizione scolastica della 5a elementare, vorrei scoprire i "valori" dell'opera. Era un punto di riferimento educativo ai suoi tempi, no? Vorrei approfondire le mie conoscenze sugli usi e costumi dell'epoca. Per studio, non per diletto, per riesumare abitudini e modi di vedere la vita di quei tempi e poi farmi una risata più consapevole. Come faccio con tutti i classici per l'infanzia, perchè non sono scritti per i bambini, ma sono satire sulla civiltà contemporanea per gli adulti del periodo, vedi il difficilissimo "alice nel paese delle meraviglie" dove i personaggi sono caricature di politici vittoriani

    RispondiElimina
  16. # D&F: a parte il nonno [io, purtroppo, non ho mai conosciuto i miei, nemmeno uno su 4] sembriamo, riguardo la gestione dell'influenza, gemelli separati alla nascita. E l'olio di fegato di merluzzo, ne vogliamo parlare? Sigh.

    In quanto all'odio per gli autori, beh, credo che se avessi kla macchina del tempo sterilizzerei la signora Grimm.

    RispondiElimina
  17. # Cle: è molto interessante quello che dici, circa la ricerca contestualizzata al momento della scritura dell'opera. Pensa se lo faranno i posteri, vedendo che nei nostri libri più venduti ci sono le barzellette di Totti o le ricette di Benedetta, e cosa penseranno di noi.....roba da fare il tifo per i Maya.

    Battutaccia a parte, è proprio l'esempio che hai fatto nel primo commento, sulla t, cui rivolgevo la mia concentrazione, stamattina sul bus, mentre le ragazzine accanto a me si interrogavano a vicenda sulla organizzazione aziendale, e dove ho sentito imbarazzanti -per chiunque- inciampi sulla definizione di CEO: o tempora o mores

    RispondiElimina
  18. De Amicis lo trovo deprimente ...Ma ho ricordi bellissimi di mia mamma che lo leggeva a noi 3 (sorelle)per farci addormentare meglio.Era un momento speciale che non ci ha fatto mai mancare.
    Parallamente io non l'ho mai letto a mio figlio :)
    Pasquale Festa Campanile ha occupato tante scene in quegli anni.Era un genio! Poliedrico e dissacratorio ,anticonformista per quei tempi.Bel post!

    RispondiElimina
  19. Piacevolissima lettura, davvero!
    Parlando del brulichio di storpietti, sordi, ciechi ecc...ricordo che, ragazzina, avevo scoperto attraverso questo libro come i sordi potessero imparare a parlare e il fatto mi aveva molto colpita.
    In quanto al tipo Franti, purtroppo è vero: nella mia scuola c'è un alunno che ha ripetuto tre volte la prima media eppure è stato eletto dai compagni come loro rappresentante al Consiglio Comunale dei ragazzi!Devi vedere le sue relazioni, zeppe di strafalcioni! Eppure ha un successo strepitoso: le ragazzine lo amano e i ragazzi lo votano. In piccolo è un esempio della società adulta, che spesso sceglie di farsi rappresentare da personaggi sbruffoni ed esibizionisti, ma estremamente popolari.

    RispondiElimina
  20. # Mari: insomma, potremmo costituire un comitato-vittime di De Amicis........

    #Kate: a quanto pare, a tutti i livelli le elezioni portano a galla tipi della peggior specie..... :)

    RispondiElimina
  21. ma pensa che io ho 46 anni e mi ricordo ancora la pesantezza di quel libro!!mi faceva sempre piangere(cuore ).Non lo avrei neppure introdotto nel programma scolatico..!è un'esempio di morale altamente autodistruttiva!baciotti

    RispondiElimina
  22. # Mari: tempo fa, sul fiume, avevo anche scritto un post sui libri per (torturare) l'infanzia. Potremmo aggiungere un capitolo.... :)

    RispondiElimina
  23. ma quanti blog ci sono qui!!
    :)

    RispondiElimina
  24. # lauramentre: ma no, è sempre uno, ma la mente che li ha generati è moolto disordinata... :)

    RispondiElimina